RENÉ GUÉNON E IL VEDÂNTA

Autore: Alberto Ventura

Il testo riprodotto in questa pagina è un estratto dell'articolo pubblicato nel numero 114 della Rivista di Studi Tradizionali.

Il testo integrale, completo delle note, è disponibile con l'acquisto del numero corrispondente della rivista.

... L’uomo e il suo divenire secondo il Vêdânta, a quasi un secolo dalla sua pubblicazione, rimane ancor oggi l’unica e insuperata presentazione, per gli occidentali, del pensiero metafisico dell’India. Nei decenni trascorsi da allora vi sono stati numerosi tentativi, sia nella stessa India che altrove, di illustrare in una lingua europea i temi fondamentali della dottrina vedântica; ma a parte le traduzioni degli insegnamenti di alcuni grandi maestri, nessuno come Guénon è riuscito a trasmettere in modo altrettanto chiaro e sintetico il nocciolo più essenziale di quella dottrina.

L’insuccesso di tali tentativi risulta ancora più evidente nel caso di coloro che, pur stimolati inizialmente dalla lettura di Guénon, hanno poi pensato di intraprendere strade diverse e più originali. In tutti questi casi, i «guénoniani pentiti» hanno creduto di rifarsi a una fonte più diretta e autentica, adottando le prospettive di qualche «maestro» incidentalmente incontrato sulla loro strada e allontanandosi in diversa misura da colui che li aveva per primo ispirati.
Così fu, ad esempio, per John Levy, distanziatosi da Guénon per mettersi al seguito del suo guru Krishna Menon, con devastanti risultati dal punto di vista spirituale; e poi Jean Klein, che fu portato dal suo enigmatico istruttore Panditji a concepire un Vedânta privo ormai di ogni rapporto con la tradizione originaria; o ancora di René Allar, in origine fervente ammiratore di Guénon e collaboratore degli Études Traditionnelles, che al seguito dello stesso Jean Klein sollevò poi diverse obbiezioni ai princìpi metafisici così come erano stati enunciati da Guénon.

È significativo che tutti costoro, ciascuno secondo la propria specifica visuale, abbiano ritenuto di rappresentare e di esporre l’autentica essenza del Vedânta non-duale che, a loro parere, gli scritti guénoniani non avevano perfettamente compreso. In particolare, ciò che accomuna questi differenti critici è un’idea della realizzazione spirituale piuttosto semplicistica, desunta un po’ troppo alla lettera da certe affermazioni dei maestri vedântici, che insistono spesso sul carattere spontaneo e naturale del processo realizzativo.
Ciò ha indotto alcuni interpreti a dedurne che quella realizzazione non necessita di alcuno sforzo......

CONTATTI: Potete contattarci all' indirizzo di posta elettronica:  info@rivistadistuditradizionali.itstuditrad@gmail.com