Il testo riprodotto in questa pagina è un estratto dell'articolo pubblicato nel numero 111 della Rivista di Studi Tradizionali.
Il testo integrale, completo delle note, è disponibile con l'acquisto del numero corrispondente della rivista.
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La «pressione di suggestione» e di illusione che il mondo moderno, occidentale o occidentalizzato, in questa particolare epoca, esercita sugli uomini, è sempre più forte e condizionante, e sono inevitabilmente le nuove generazioni ad esserne più vittime.
Fin dai primi anni infatti i giovani sono ormai succubi di una sorta di lavaggio mediatico del cervello, soggetti ad un bombardamento di informazioni di ogni tipo, e questo abnorme carico cerebrale – lungi dal costituire un accrescimento della vera capacità intellettiva – va a discapito di una formazione che tenga conto della dimensione spirituale dell’essere, qual era invece accessibile nelle antiche civiltà tradizionali...
...Il sentimentalismo consolatorio ipertrofico raggiunto dal cattolicesimo non fornisce, ai nostri contemporanei, un razionale atto a dare un senso profondo all'universo e alla sua esistenza, e ai loro occhi, rispetto alle innumerevoli fascinazioni della modernità in cui sono immersi, tale religione appare solo più come un residuo del passato, buono per mentalità particolarmente ristrette.
Quel che è peggio è che da tale situazione, un «giovane moderno», che normalmente non ha i mezzi per poter fare le necessarie distinzioni, ne deduce un generalizzato scetticismo su tutto ciò che egli crede essere “tradizionale” e su qualsiasi autorità che a torto o a ragione si fregi di tale aggettivo...
...Questo «oceano di sofferenza» è ciò che le dottrine orientali chiamano “samsara” (la “corrente delle forme”) che solo la conoscenza può far scomparire, senza di che – dicono senza alimentare false speranze – «esso non avrà fine, anche se trascorressero milioni di cicli». Questa conoscenza è – per dirla con un’unica parola – proprio la metafisica...