Il testo riprodotto in questa pagina è un estratto dell'articolo pubblicato nel numero 119 della Rivista di Studi Tradizionali.
Il testo integrale, completo delle note, è disponibile con l'acquisto del numero corrispondente della rivista.
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Il lettore di questa rivista sa che, per quanto è possibile, essa ospita anche articoli per segnalare le varie tendenze dissolutive e antitradizionali che serpeggiano nella mentalità moderna in generale e nella scienza moderna in particolare, sempre cercando di fare ciò ponendosi dal punto di vista della metafisica e della cosmologia tradizionali.
Qui si prenderà in considerazione una di tali tendenze, che si potrebbe succintamente chiamare “il disconoscimento della causalità”. Tale corrente di pensiero, pur non avendo ancora dispiegato completamente tutte le sue potenzialità di confusione e di equivoco, è purtuttavia chiaramente discernibile già da alcuni decenni.
Naturalmente ciò sarà fatto come al solito senza avere alcuna pretesa di fornire una panoramica completa su questo tema, ma soltanto per informare su alcuni segni più evi-denti nella generale traiettoria di caduta verso il basso della mentalità moderna.
È nota l'importanza della nozione di causa nella meta-fisica e nella cosmologia tradizionali. Per esempio, Aristotele considerava l'Essere universale come la «Causa Prima» (detta anche «Primo Motore» o «Motore Immo-bile») e, arrivando ad affermare giustamente che «conoscere è conoscere le cause» e che «noi non conosciamo la verità senza conoscerne la causa» , legava in modo indissolubile conoscenza, verità e causazione a tutti i livelli.
René Guénon parlava appunto «dell'istante metafisico del passaggio dalla causa all'effetto, potendo il rapporto causale essere trasposto analogicamente in modo tale da trovare applicazione in tutti gli ordini di possibilità» . È forse superfluo precisare che la "primalità" della Causa universale trascendente non significa che Essa sia “prima” in senso banalmente temporale bensì, in un senso molto più forte, che Essa sia l'origine, la conservazione e la fine di tutti gli esseri, l'unica ragione d'essere di tutte le cose e di tutte le forze nell'universo, le quali non potrebbero minimamente esistere senza di essa.
Infatti, il tempo come lo conosciamo noi (così come qualsiasi altra modalità di successione) è soltanto una delle indefinite possi-bili condizioni di esistenza contenute in principio nella detta Causa dell'esistenza universale. Poi perché in realtà, come recita un detto coranico: «Non c'è forza né potenza se non per mezzo di Allah (o in Allah)» o come si trova espresso in un noto trattato sufico: «L'esistenza delle cose è l'esistenza di Allah senza che esse siano».
In questa fase finale del ciclo umano in cui l'irrazionalità e la dissoluzione sono destinate ad investire tutti i campi, prendendo il posto in certo qual modo del materialismo, positivismo e determinismo ormai obsoleti, è giocoforza che anche i concetti razionali di causa ed effetto vengano ad essere in crisi e a rischiare di essere relegati nel dimenticatoio, come inciampi per la marcia trionfale della supposta evoluzione dell'umanità....