Il testo riprodotto in questa pagina è un estratto dell'articolo pubblicato nel numero 105 della Rivista di Studi Tradizionali.
Il testo integrale, completo delle note, è disponibile con l'acquisto del numero corrispondente della rivista.
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Nell'articolo comparso in queste stesse pagine (n. 21-24 del 1925) a proposito del nostro libro sopra il Vêdânta, J. Evola ha commesso un certo numero di errori assai singolari; non li avremmo rilevati se si trattasse solo di noi, ma, e questo è assai più grave, essi vertono sopra la interpretazione della dottrina stessa che abbiamo esposto, e perciò non ci è possibile lasciarli passare senza apportarvi una rettifica...
...Evola ha cura di precisare che intende parlare «del razionalismo come sistema filosofico»; ora il Vêdânta non ha nulla in comune con un «sistema filosofico» qualunque, e noi abbiamo molto spesso fatto osservare che le etichette occidentali non potrebbero in nessun modo venire applicate alle dottrine metafisiche dell'Oriente...
Una delle differenze fondamentali tra la via metafisica e la via mistica sta anzi in questo, che la prima è essenzialmente attiva, mentre la seconda è essenzialmente passiva; e questa differenza è analoga, nell'ordine psicologico, alla differenza che passa tra la volontà ed il desiderio...
Per parlare francamente, diremo che quello che soprattutto manca ad Evola, è una coscienza netta della distinzione tra il punto di vista iniziatico ed il punto di vista profano; s'egli avesse questa coscienza, non li mescolerebbe costantemente come fa, e nessuna filosofia avrebbe influenza sopra di lui......