Scienzasacra.blogspot.com
RECENSIONE

Autore: Gianni Confienza

Il testo riprodotto in questa pagina è un estratto dell'articolo pubblicato nel numero 113 della Rivista di Studi Tradizionali.

Il testo integrale, completo delle note, è disponibile con l'acquisto del numero corrispondente della rivista.

... scienzasacra.blogspot.com
Recensione riportata integralmente.

Come più volte abbiamo notato, Internet, in quanto mezzo di comunicazione, può essere usato sia per il bene che per il male; tuttavia, per quel carattere antitradizionale e dissolvente che vi è implicito, fatalmente si rivela particolarmente adatto ad azioni propagandistiche aventi quello stesso carattere. Venendo ai casi che ci interessano, diventa strumento di elezione per campagne contro l’opera di René Guénon e contro le tradizioni autentiche in generale.

È questo il caso, purtroppo, del “blog” in questione, che in passato può aver acquistato un certo credito tra gli “internauti” mettendo in rete per anni articoli di R. Guénon e di molti altri autori di orientamento tradizionale, con un assiduo lavoro di copia-incolla, quasi sempre senza commenti, dando così l’impressione di essere un punto di riferimento per chi volesse documentarsi gratuitamente in materia.

Già in qualche altra occasione avevamo rilevato come quel lavoro di copia-incolla fosse in certi casi raffazzonato ed anche tendenzioso e malevolo. Ma la situazione precipitò quando vi si spacciarono per tradizionali e altamente metafisici gli articoli di Gian Giuseppe Filippi e sotto l’influenza di questo personaggio, o di ciò di cui egli è veicolo, l’atteggiamento degli attivisti di cui è questione cambiò rapidamente, soprattutto nei confronti dell’opera di Guénon, che ora vorrebbero contestare in tutto secondo le esigenze del “nuovo corso”, e nei confronti dell’esoterismo islamico, come è già stato messo in evidenza dall’articolo di Alberto Ventura in questo stesso numero.

Se ci si chiedesse come sia possibile un simile “voltafaccia”, diremo che secondo la nostra esperienza non vi è nulla di cui stupirsi stante il “curriculum” delle persone interessate, che per lo più sono accomunate dall’aver appartenuto a qualche organizzazione iniziatica dell’esoterismo islamico e di esserne uscite. Come già in passato abbiamo spiegato (poiché simili casi non sono affatto rari stanti le storture di fondo dei moderni), ogni ricollegamento ad una organizzazione iniziatica presuppone un impegno indelebile, come indelebile è l’iniziazione stessa.

Che si presenti sotto forma di un giuramento, di un impegno solenne, oppure di un «patto» fra l’essere individuale e il Principio stesso per il tramite dell’iniziatore, si tratta sempre dell’istituzione di un legame spirituale, veicolo necessario dell’influenza iniziatica e di tutto ciò che ne potrà seguire. Quando questo legame viene spezzato e rinnegato, ineluttabilmente a partire da quel punto incomincia un percorso in senso contrario. Le conseguenze di questa rottura potranno anche non essere così immediate o appariscenti, ma ad un certo punto prenderanno fatalmente il sopravvento, possedendo ormai l’individuo il “requisito” negativo indispensabile per quell’inversione di tendenza che potrà farlo sembrare così “irriconoscibile”.

Gian Giuseppe Filippi, risulta essere stato ricollegato ad una tarîqah Naqshabendiya di Delhi e di esserne uscito per poi optare per una forma particolare di induismo che veicola tra l’altro un odio storico per l’Islam. Alcuni altri che si sono lasciati trascinare dalla sua ideologia, sono appunto caratterizzati per lo più dallo stesso genere di disavventure, avendo vagato qua e là, entrando e uscendo da più di una tarîqah nonché da una organizzazione massonica. Sotto forma di «Loggia René Guénon» di Milano sono persino riusciti a farsi espellere (con sentenza) dal Grande Oriente d’Italia (cosa non facile, poiché non sarebbero richiesti grandi requisiti ma basterebbe un po’ di correttezza e civismo).

Attualmente l’attivismo mediatico del gruppo in questione si esplica principalmente attraverso il sito vedavyasamandala.com; il “blog” del sito ekatosedizioni.it; scienzasacra.blogspot.com; nonché varie altre pagine facebook. Nell’insieme un’attività assai intensa avuto riguardo all’esiguo numero dei “redattori” (Quanto al sito Veda Vyāsa Maṇḍala, notiamo che in India l’organizzazione che fa riferimento alla scuola di Satchidanandendra ha un sito internet: www.adhyatmaprakasha.org, dove non si trova alcuna menzione dell’esistenza di un ramo europeo) . A questo si aggiungono dei libretti della «Ekatos edizioni private» con frammenti di testi di natura tradizionale che servono tuttavia da pretesto per apporre prefazioni e presentazioni che, soprattutto nel caso dell’esoterismo islamico, “contrabbandano” le tesi più riduttive ed eterodosse.

In questi giorni (scriviamo questa recensione in data 20 luglio 2020) è stato pubblicato su scienzasacra.blogspot.com un lunghissimo articolo in tre parti a firma Enzo Cosma (chiaramente un “clone” di G. G. Filippi) dedicato alle lettere NA e NÛN, con riferimento soprattutto all’articolo di R. Guénon: I misteri della lettera nûn.
È un argomento su cui G. G. Filippi ritorna ossessivamente, quello di contraddire R. Guénon sulla possibilità di un incontro fra la tradizione indù e quella islamica, sostenendo la tesi della superiorità di quella indù e l’inferiorità delle tradizioni abramiche, che sarebbero a suo dire limitate al «non-Supremo». E con questa tesi già scende a compromessi rispetto agli insegnamenti della scuola alla quale ora appartiene secondo cui quelle abramiche non sarebbero nemmeno vere religioni ma semplici filosofie o movimenti politici, particolarmente nocivi nel caso dell’Islam.

Da qui un disperato, accanito lavorìo per ridurre a tutti i costi la portata della tradizione islamica, che comporta ovviamente la “necessità” di contestare in toto l’opera di R. Guénon, nonché ridurre la portata di quella di Muhyiddîn Ibn ‘Arabî e di altri Sûfi che a suo dire si sarebbero sbagliati su molti punti. Perduto del tutto ogni senso delle proporzioni, il “nuovo” Enzo Cosma elabora le sue teorie in un articolo di oltre ventimila parole che non pensiamo certo qui di esaminare analiticamente. Diciamo che, come è noto, ogni falsificazione non è mai costituita solo di falsità ma di un miscuglio di verità e di falsità, condizione questa indispensabile perché possa apparire credibile. Nel caso in questione, il “trucco” dialettico sta nell’assumere dati autentici e utilizzare argomenti tradizionali mescolati con deduzioni attinenti ad una cultura accademica e quindi profana, addirittura con tendenze evoluzionistiche.

Deduzioni che sono spesso illazioni, soprattutto quando si tratta di saltare alle conclusioni volute, spesso assurde e non consequenziali, come ad esempio quando si sbotta retoricamente:
«Come può considerarsi universale una religione che nasce in un determinato momento ciclico?»
Qui la metafisica è momentaneamente dimenticata!
Per dare un’idea della tendenziosità con cui sono escogitati gli articoli di Filippi/Cosma e famiglia, diremo ad esempio che, avendo trovato una lettera di Guénon indirizzata ad Alain Daniélou dove egli scrive in caratteri devanâgâri la parola sanatana senza la a lunga e con i caratteri staccati invece che riuniti da una linea superiore continua, l’articolista ne fa una montagna, volendone addirittura dedurre che Guénon:
«nonostante i suoi studi accademici, compiva errori che nemmeno uno studente di primo anno di sanscrito mai farebbe».

Contrariamente a quanto sostengono sia Filippi che Cosma, basta guardare qualche antico manoscritto sanscrito per constatare che quello è uno dei modi più diffusi di scrivere secondo le regole tradizionali; ma ovviamente i nostri critici si basano solo su esempi di scritture moderne e a stampa (per di più tratte in genere da Wikipedia) e quindi non possono avere nessuna cognizione al riguardo.

Le conoscenze di Guénon non erano affatto di tipo accademico come sono invece quelle del Filippi; e se si vuole poi andare a vedere quanto rimane dei manoscritti in sanscrito di Guénon (che non sono certamente quei quattro caratteri sulla lettera a Daniélou) riportiamo un elenco di tali documenti da un articolo di Chaiers de l’Unité sull’argomento (Patrice Brecq, À propos des Maîtres hindous de René Guénon – Cahiers de l’Unité nn. 12 e 13.):

«...le esposizioni dottrinali...che provengono principalmente dal Vêdânta nella sua forma shivaita sono numerose, e, in qualche modo, “immediate”, vale a dire consecutivamente al suo o ai suoi ricollegamenti a dei Maestri vêdântini. Questo è provato anche da documenti inediti, redatti prima delle sue prime pubblicazioni, e prima di quelle di Palingenius e di Sphinx: anche se non possiamo datarli con esattezza, sono i primi documenti di ordine tradizionale che conosciamo [situabili fra il 1904 e il 1907]...
Il primo è di 115 pagine: contiene certe Upanishad scritte in sanscrito da Guénon, accompagnate ogni tanto dalla traduzione inglese pubblicata nei Sacred Books of the East (Possiamo ritenere che le traduzioni in inglese tratte da Sacred Books of the East, opera curata dall’orientalista Max Müller, dovessero essere inserite con molto senso critico!).

Seguono molti testi vêdântini che si riferiscono ai Sûtra; un altro documento stabilisce le corrispondenze esistenti fra Adhikarana e Sûtra. Si trova poi un indice di 347 termini tecnici sanscriti provenienti dai Vêdânta-Sûtra, con la loro traduzione inglese. Ancora, su 44 pagine, Guénon dà la versione integrale dei Brahma-Sûtra secondo Shankarâchârya, in sanscrito e in inglese, poi indica le varianti o differenze notevoli che si constatano con quella di Râmânuja. […] Un altro documento è costituito da quattro quaderni rilegati per un totale di 576 pagine, contenenti 689 articoli di nomi propri, di titoli di opere tradizionali, di espressioni e di termini sanscriti...».

Nella seconda parte dello stesso articolo, P. Brecq riassume: «riferendoci a certi scritti pubblicati da René Guénon e a molti dei suoi documenti inediti, abbiamo provato che quest’ultimo apprese le dottrine Indù e più particolarmente gli insegnamenti metafisici e iniziatici di Shankarâchârya, per trasmissione diretta e orale, presso dei rappresentanti dell’advaita Vêdânta ricollegati effettivamente alla sampradâya del più grande dei Maestri indù, via tradizionale che privilegia il punto di vista shivaita. Appoggiandoci sempre sui testi in questione, abbiamo anche potuto determinare che fu al più tardi all’inizio dell’anno 1906 che egli fu autorizzato ad esercitare la funzione di insegnamento».

Quest’ultima osservazione ci porta a ricordare, come già era stato fatto su questa rivista in passato, che per trattare di questioni iniziatiche di una tradizione è necessaria una autorizzazione di una autorità iniziatica. Anche se tale autorizzazione, per il suo stesso carattere, non deve essere documentata all’esterno, ma rimane legata all’onestà e alla correttezza di chi scrive, è da ritenersi manifestamente impossibile che possa essere autorizzato chi da una certa organizzazione iniziatica sia estromesso o non appartenga nemmeno più alla stessa tradizione. Pertanto le presunte “dimostrazioni” di G. G. Filippi, Enzo Cosma, o altri in condizioni simili, che riguardano l’esoterismo islamico sono da ritenersi redatte da un punto di vista esclusivamente profano.

Varrebbe comunque la pena di dedicare più spazio a queste “produzioni” per cercare di arginare le ondate di veleno che il gruppo in questione sta riversando proprio rivolgendosi in particolare ai lettori di Guénon per creare il massimo della confusione. Ci auguriamo di poterlo fare in una prossima occasione, ad esempio nel prossimo numero, quello del secondo semestre, che dovrebbe uscire pressappoco in concomitanza con il settantesimo anniversario della morte di R. Guénon e quindi dovrebbe essere dedicato alla sua opera in modo ancora più specifico: si dovrebbe poter parlare con più agio dell’attuale situazione circa l’accoglimento dell’opera, ed anche dei suoi detrattori, compresi quei «nemici che non si dovrebbe mai acconsentire a trattare come avversari» ( R. Guénon, Le sens des proportions – Mélanges, IV.)....

CONTATTI: Potete contattarci all' indirizzo di posta elettronica:  info@rivistadistuditradizionali.itstuditrad@gmail.com