L'Iniziazione massonica nel mondo moderno - III
Massoneria e Chiesa cattolica: antefatti e misfatti

R. S. T. n. 32, gennaio – giugno 1970

La questione dei rapporti tra Massoneria e Chiesa cattolica può essere naturalmente considerata sotto vari aspetti. Esiste un’abbondante letteratura sull’argomento, che di recente pare essere diventato maggiormente di attualità, per non dire di moda, comparendo anche sulle pagine dei rotocalchi e dei giornali della sera, senza dubbio in relazione con le intenzioni di determinate correnti.
Qui, inquadrato nella serie di considerazioni sull’iniziazione massonica nel mondo moderno , anche l’argomento dei rapporti con il cattolicesimo ci interessa essenzialmente in funzione di qualche chiarimento circa le possibilità offerte a chi in Occidente ricerchi una via iniziatica di realizzazione spirituale.
Ciò non toglie che, in questa parte del nostro studio, pur senza alcuna pretesa di dare un quadro completo sull’argomento, ci soffermeremo un po’ su alcuni fatti e situazioni storiche passate, di solito conosciute poco o male e spesso in modi distorti, tali da provocare confusioni praticamente non indifferenti.

Ma anzitutto ci sembra che una premessa indispensabile consista nel tener presente quale sia la natura tradizionale della Chiesa cattolica romana. In un articolo pubblicato in questa rivista , fu indicato il carattere provvidenziale dell’adattamento che doveva dar luogo, nei primi secoli dopo Cristo, al costituirsi di una forma tradizionale di per sé puramente religiosa ed «exoterica», tale da poter offrire ancora un legame con la spiritualità per il mondo in cui di fatto trovò la sua diffusione.Il risultato di questo adattamento si è istituzionalmente conservato, quantunque con rilevanti mutamenti attraverso i secoli, nell’organizzazione ecclesiastica quale noi la conosciamo (nella Chiesa romana come in altre derivazioni exoteriche del Cristianesimo).

E tale adattamento non solo non escludeva, ma presupponeva e si fondava originariamente sulla presenza di una spiritualità integrale, esoterica rispetto al dominio religioso, e pienamente partecipe dell’influenza spirituale iniziatica trasmessa a partire da Gesù Cristo: solo i detentori di tale influenza spirituale e della Conoscenza ad essa inerente poterono realizzare un adattamento tradizionalmente valido in un ambito relativamente più limitato, quale quello religioso.
Rimandiamo il lettore alle più ampie spiegazioni già date in altre occasioni su questo argomento ricordando qui in particolare il riferimento di San Clemente d’Alessandria a una successione iniziatica di Maestri di Conoscenza o Maestri spirituali, distinta dalla successione dei Vescovi.

Peraltro, si può comprendere che, con la differenziazione di un dominio rituale ed istituzionale unicamente religioso, quest’ultimo rimaneva protetto dall’« assistenza dello Spirito Santo » e preservato da inconvenienti solo in quanto si manteneva in armonia con la pienezza dell’influenza spirituale trasmessa dal Divino Maestro e presente nei « Maestri di Conoscenza » iniziatici di cui parlava San Clemente. Invece, inconvenienti erano inevitabili nella misura in cui, a rompere quest’armonia tra esoterismo iniziatico ed exoterismo religioso, si sarebbero insinuate interferenze all’interno dell’organizzazione religiosa e della gerarchia ecclesiastica; cosa resa possibile dal fatto che i suoi rappresentanti solo in certi casi avrebbero realizzato coscientemente una funzione di intermediari rispetto all’essenza iniziatica perpetuatasi in seno al Cristianesimo.

Già accennammo altrove ai segni che permettono di dire che interferenze dovettero appunto manifestarsi ben presto, e che erano già in atto ai tempi di Costantino e dei primi Concilii ecumenici . Da ciò l’importanza dell’opera svolta volta a volta dai rappresentanti dell’esoterismo cristiano per continuare, nonostante le influenze contrarie, a vivificare le diverse derivazioni religiose del Cristianesimo (tra cui quella cattolica romana) e per fare in modo che esse continuassero a servire, per chi ne era qualificato, come base della realizzazione spirituale iniziatica.

In questo quadro si può intendere la costituzione, secondo le circostanze, di particolari forme cristiane di iniziazione, e l’integrazione nel Cristianesimo di forme iniziatiche preesistenti, come quelle ermetiche, cavalleresche e di mestiere – in special modo durante il medio evo – coscienti della validità tradizionale delle istituzioni religiose e rispettose della funzione svolta dall’autorità ecclesiastica. Peraltro, l’incomprensione degli uomini che si trovavano a rappresentare tale autorità non poteva restare senza conseguenze.
Uno degli esempi più tragici fu la condanna e lo scioglimento dell’Ordine dei Templari , approvato dal Papa in Avignone, seguendo il desiderio del re di Francia. La « laida opra » del « pastore senza legge », come Dante definì quel pontefice posto nella terza bolgia dell’Inferno , aveva naturalmente le sue radici anzitutto in quella « corruzione » della Saggezza , pure denunciata da Dante, implicante la « perdita dello spirito », che si andava estendendo anche in seno alla Chiesa alle soglie dell’epoca moderna ed ancor più nei secoli successivi.
E nella fase di progressivo « impietramento » che segui (per usare ancora un simbolo dantesco), la tendenza alla chiusura intellettuale fu pure facilitata dalla pericolosa pretesa al monopolio del sacro e del « soprannaturale » da parte dell’organizzazione ecclesiastica.

Tra il XV e il XVII secolo, persino il Compagnonaggio, nonostante il suo ossequio all’autorità della Chiesa, vide i suoi riti condannati in Francia da numerose decisioni episcopali e sinodali . Si può dire che in questa esclusione e condanna di cose che uscivano da quadri teologici ufficialmente riconosciuti vi era pure una comprensibile ragione difensiva, in mancanza di un più profondo discernimento, quantunque in realtà ciò potesse far respingere con la zizzania anche il nutrimento del buon grano.

Certamente, poi, la situazione era ormai sempre più difficile anche perché pure ciò che aveva mantenuto un carattere iniziatico in Occidente si trovava in uno stato di decadenza con molte possibilità di deviazione, senza più un legame cosciente con la pienezza della spiritualità (conservatasi necessariamente altrove), o con ciò che in termini teologici si chiama 1’« assistenza dello Spirito Santo ».

In questo contesto si possono in un certo modo collocare le reazioni ecclesiastiche all’attività della Massoneria del ‘700. Tale attività si era fatta particolarmente sentire nel mondo profano a partire dalla costituzione (1717) della Gran Loggia d’Inghilterra, che raccoglieva peraltro soltanto una parte delle Logge esistenti in Gran Bretagna, e che rappresentava senza dubbio una deviazione rispetto alla tradizione massonica, come già abbiamo avuto varie volte l’occasione di indicare su questa rivista . La condanna papale, d’altra parte, non venne a colpire tali deviazioni, né si manifestò all’epoca in cui esse si manifestarono in Inghilterra, ma soltanto a partire dal 1738, e, a dire il vero, le ragioni di una così grave decisione non sono mai state completamente chiarite.

Può essere interessante riferirsi all’ambiente pontificio al momento di quella prima scomunica. Colui che la sottoscrisse, Clemente XII è descritto, ad esempio, in una nota diplomatica dell’epoca come «pieno di saggezza, di moderazione, di bontà », ma con l’osservazione che « cede purtroppo con eccessiva facilità ai consigli dati da persone oscure che lo avvicinano e che… spingendolo a decisioni troppo precipitate… lo gettano in grandi difficoltà». Inoltre, come scrive Alec Mellor, noto autore cattolico contemporaneo che ha studiato i documenti di quel periodo, nel 1738 egli, pur conservando la sua integrità mentale, era « un vecchio quasi cieco, giunto agli estremi delle sofferenze fisiche » .

I lavori che condussero alla redazione della bolla di scomunica furono diretti da quattro cardinali definiti dallo stesso Mellor come «più mecenati che teologi », in una cornice « di religione facile, di arte sacra, di diplomazia italiana » . Di essi il più importante fu forse il cardinal Corsini, il quale « pare non abbia avuto che poco interesse e poca comprensione per le questioni teologiche »; a dimostrare il suo grado di serietà e competenza basterà questo giudizio stupefacente sulla Massoneria: «Formata in Inghilterra in forma di gioco o di divertimento onesto, … è degenerata in Italia » ! Degli altri, il cardinale Spinola era un diplomatico che era stato inquisitore a Malta; il cardinal Zondadari è indicato dalla già citata nota diplomatica come pieno di meschinità e molto preoccupato di mostrare, per il tramite di persone « piuttosto poco rispettabili », le sue buone disposizioni per la Francia qualora fosse eletto papa; infine, il cardinale Ottoboni viene così descritto nelle « Lettres d’Italie » del De Brosses: «… Protettore della Francia, fatto cardinale a 17 o 18 anni; scostumato, senza credito, débauché, rovinato, amatore delle arti, gran musicista » .Riportiamo qui di seguito la traduzione di un estratto (di cui citiamo in nota l’originale) della bolla di scomunica di Clemente XII, preparata con l’assistenza dei cardinali summenzionati:

«… Secondo il consiglio di vari nostri venerabili fratelli Cardinali della Santa Chiesa Romana, ed anche per nostra decisione, … abbiamo stabilito e decretato di condannare e proibire le suddette associazioni, gruppi, convegni, riunioni, congreghe o conventicole di liberi Muratori, o Francs-Massons [sic], o in qualunque altro modo siano chiamati:
per cui li condanniamo e li proibiamo con la presente costituzione che sarà valida in perpetuo.
Pertanto, a tutti e a ciascun fedele di Cristo… ordiniamo che nessuno, sotto qualsiasi pretesto o motivo, osi… entrare nelle predette associazioni di liberi Muratori o Francs-Massons… o dare (ad essi) consiglio, favore o aiuto in qualsiasi modo, palese o nascosto, diretto o indiretto,… sotto pena di scomunica, ipso facto e senza bisogno di nessuna dichiarazione, da cui nessuno potrà essere assolto se non per mezzo nostro o del Pontefice allora regnante, salvo in articulo mortis. Per di più, vogliamo e stabiliamo che i Vescovi, i Prelati Superiori, gli altri Ordinari dei luoghi, e gli Inquisitori… procedano contro i contravventori… li puniscano delle pene che meritano i fortemente sospetti di eresia, attuino misure coercitive, richiedendo a questo fine, se necessario, anche l’aiuto del braccio secolare.
E che nessuno sia tanto temerario da osare attaccare o contraddire la presente dichiarazione, condanna, proibizione e interdizione:
se qualcuno portasse fino a tal segno la sua temerarietà, sappia che incorrerà nella collera di Dio Onnipotente e dei Beati Apostoli Pietro e Paolo» .

Nel testo dell’ordinanza ufficiale che rendeva operative le decisioni della bolla pontificia per lo Stato della Chiesa leggiamo inoltre le seguenti precisazioni: « …Nessuno osi riunirsi… nelle suddette società o congregazioni di Liberi Muratori, né trovarsi presente a tali riunioni o assemblee, sotto pena di morte e della confisca dei beni da incorrere irremissibilmente senza speranza di grazia»; ordinandosi per di più « la demolizione della casa o degli edifici in cui si facessero tali riunioni, volendosi che, per incorrere nelle pene suddette di demolizione, basti presumere la conoscenza da parte dei proprietari di dette case o luoghi, e siano sufficienti congetture, indizi e sospetti, senza ammettere scuse di nessun genere » .
Il già citato storico cattolico Alec Mellor insiste nel voler chiarire che il regime pontificio del ‘700 era, come caratteristica generale, assai più accomodante che in altre epoche. Ora, proprio questo mette in evidenza l’accanimento contro l’iniziazione massonica, tanto da rendere inadeguate tutte le spiegazioni superficiali, dichiarate o non dichiarate, che se ne possono dare.

La stessa bolla di Clemente XII, per giustificare la condanna, denuncia quasi come un crimine la disciplina del segreto: tale segreto, invece di far pensare, come sarebbe stato naturale, alla « disciplina arcani » iniziatica già affermata dai Padri della Chiesa, o al ben noto segreto di altre forme iniziatiche (come, nell’antichità, quella pitagorica), dà luogo ad un giudizio degno del « senso comune» più grossolanamente profano: « se non facessero nulla di male, non avrebbero tanto in odio la luce », cioè la profanazione del loro segreto . Che dunque sarebbe successo se nei primi tempi del cristianesimo i catecumeni avessero applicato questo bel ragionamento ai loro sacerdoti?

L’argomentazione era poi tanto più debole in quanto esistevano Logge formate da cattolici di sicura fede (come la Loggia formatasi a Roma, sostenitrice degli Stuarts) di cui potevano far parte membri del clero, allo stesso modo che nella Massoneria operativa ogni Loggia contava normalmente un sacerdote, con funzioni di Cappellano, la cui presenza poteva garantire un legame e un armonico rapporto con l’organizzazione ecclesiastica. Ma la scomunica colpiva senza alcuna distinzione e discernimento la Massoneria in quanto tale, e tutti i Massoni, indipendentemente dalla loro fedeltà alla Chiesa ed anche dalla presenza o assenza nelle loro Logge di membri non cattolici .
Ci sarebbe dunque da pensare che le ragioni decisive della condanna furono, più che il segreto massonico, quelle che venivano definite « altre giuste e ragionevoli cause a Noi note » e mantenute segrete.

Si è parlato, a questo proposito, di cause politiche, contro il regime antipapale vigente in Gran Bretagna, che seppe approfittare in diversi casi dell’organizzazione massonica per un sottile gioco diplomatico e spionistico; ma come queste circostanze, in fondo assai accidentali, potrebbero bastare a spiegare una condanna così generale e violenta? Secondo una notizia storica dell’epoca, il più acceso fautore della condanna non era un personaggio di primo piano, ma un semplice religioso, un certo Ambrogio o Ambrogi (?) di cui poco o nulla si sa. Anche la reazione contro qualcosa di incompreso che, come l’iniziazione massonica, si presenta con caratteri sacri e rituali non appare, di per sé sola, una spiegazione sufficiente; e forse un indizio non indifferente sta nel fatto che già nel 1739 incontriamo il primo caso storicamente accertato di uno squilibrato mentale, un fiorentino di nome Minnerbetti, che fornì all’inquisitore una fantasmagorica descrizione di pretese cerimonie massoniche, piene di dettagli abominevoli ed assurdi . Non sembrerebbe esagerato pensare dunque che, come apparirà ancor più chiaramente dal successivo svolgersi degli eventi, una potenza di suggestione si fosse messa in moto per colpire, schiacciare o deformare in qualsiasi modo un’estrema possibilità iniziatica occidentale rimasta accessibile nonostante tutto. E non dovrebbe essere difficile scorgere, nell’alimentarsi della stolida ostilità ecclesiastica contro l’iniziazione massonica, uno dei capolavori dell’opera della controiniziazione in Occidente.

La condanna di Clemente XII venne pesantemente confermata nel 1751 da Benedetto XIV, colui che era stato il cardinale Lambertini arcivescovo di Bologna, celebrato per la sua carità, finezza e tolleranza; doti che anche in questo caso mettono in risalto, per contrasto, lo sconsiderato accanimento contro l’iniziazione massonica. A questo proposito, non sarà inutile citare, per differenza di attitudine, la stupefacente lettera inviata dallo stesso Benedetto XIV a Voltaire (accolto in Massoneria solo molti anni più tardi), che gli aveva fatto dono, con un poema e un distico adulatorio, del suo lavoro teatrale su Maometto, dissacrante e profanatore come nelle abitudini di un simile autore:
« Benedetto Papa, al suo caro figlio, salute e benedizione apostolica!… Mi è stata presentata, da parte vostra, la vostra ammirevole tragedia “Maometto”, che ho letto con un piacere grandissimo… Ognuno di questi vostri segni di bontà meriterebbe un ringraziamento particolare, ma permettetemi che unisca queste diverse vostre manifestazioni di attenzione per rendervene ringraziamenti generali… » .

Osserviamo anche che la riconfermata condanna del 1751 non si spiega affatto con la confusione tra Massoneria e teorie antitradizionali moderne (confusione che appare poi soltanto nelle condanne del secolo successivo), né con l’ostilità dei Massoni contro la Chiesa cattolica, la quale doveva manifestarsi solo molto più tardi.A quanto è dato di sapere, le condanne pontificie riuscirono ad arrestare l’attività muratoria nello Stato della Chiesa; tra le vittime delle persecuzioni antimassoniche in Italia seguite alla Bolla di Clemente XII si ricordano i nomi di Tomaso Crudeli, arrestato a Firenze nel 1739 e condannato al confino dove mori nel 1745, e Pietro
Giannone, autore di scritti critici nei riguardi del clero, morto in carcere a Torino nel 1748. Tuttavia, risulta che una Gran Loggia (termine che designa un insieme di Logge collegate tra loro) fu attiva a Napoli dal 1756 al 1760, e che più tardi, nel 1778, una Gran Loggia si formò a Torino, presieduta dal conte Asinari di Bernezzo, Venerabile della Loggia « San Giovanni della Misteriosa »: a quell’epoca, pare che vi fossero tre centri massonici principali in Italia, a Torino, a Milano e nuovamente a Napoli.La sopravvivenza dell’iniziazione muratoria in Italia e in altri paesi cattolici nel Settecento è un argomento ora utilizzato da alcuni, in campo cattolico, per sminuire la gravità delle condanne e delle feroci misure repressive decretate, in quanto queste furono applicate scarsamente o con difficoltà (benché resti la documentazione di processi e torture, ad esempio in Portogallo).

È stato fatto notare anche che molti cattolici ignorarono o non attribuirono rilevanza alle decisioni pontificali, specialmente nella Francia del ‘700, in particolare per la ragione legale che la bolla di scomunica non fu registrata ufficialmente dalle autorità di Luigi XV. Ma simili sottigliezze giuridiche profane mostrano piuttosto un altro aspetto della situazione di disordine sempre più generale e tipicamente moderno dovuto alla scomparsa di un’autentica civiltà tradizionale in Occidente.
Che cosa pensare allora di quanto valevano e valgono per gli stessi cattolici i solenni richiami alla « pienezza dell’autorità apostolica » e alla « collera di Dio Onnipotente e dei Beati Apostoli Pietro e Paolo » ?
Sta di fatto che, a motivo della tendenza politica all’autonomia «gallicana» e in ispregio all’opposta tendenza « ultramontana », la condanna pontificia fu piuttosto, paradossalmente, uno dei motivi per cui cessarono in Francia le azioni persecutorie contro la Massoneria. Così, prima della Rivoluzione erano numerose le Logge dirette da sacerdoti o frati dei diversi Ordini religiosi come il Canonico Padre Cordier de Saint-Firmin, Venerabile della Loggia delle « Nove Sorelle » che ebbe 1’« onore » di proporre l’ammissione all’iniziazione massonica del vecchio Voltaire . Nel 1767 l’arcivescovo di Tours non si peritava di deridere il vescovo di Quimper che aveva pronunciato un’omelia contro la Massoneria , e nel 1789 vi erano in Francia almeno quattro vescovi massoni .

L’opera antitradizionale contro la Massoneria doveva dunque allora seguire in Francia vie diverse da quella della diretta condanna per mezzo della Chiesa cattolica. A questo riguardo, a parte le deviazioni più comuni in senso meramente profano, non sarebbe fuori proposito osservare che, nonostante le buone intenzioni di certi Massoni cattolici (in particolare in seno al Rito della Stretta Osservanza sviluppatosi dapprima in Germania e al Rito Scozzese Rettificato che ne derivò), tutto si ridusse infine a velleità sterili e pericolose, anche per l’intervento di esponenti ecclesiastici che mostrarono di essere il supporto di suggestioni di un genere sinistramente medianico

Del resto, come già notammo, il disordine spirituale preparava il disordine politico, e la Rivoluzione francese perseguitò in ogni modo, e persegui la distruzione completa della Massoneria: le riunioni massoniche dovettero allora cessare in Francia, e moltissimi furono i Massoni caduti sotto la ghigliottina
Quanto alla circostanza che pure dei capi rivoluzionari avevano fatto parte di Logge massoniche, a dimostrare la labilità del loro legame effettivo con esse basterebbe il fatto che all’epoca della conquista del potere essi cessarono o avevano cessato del tutto la loro attività massonica. Del resto, è noto che il principale artefice della fondazione del Grande Oriente di Francia (nel 1773) era il Duca di Lussemburgo, cioè proprio il presidente della nobiltà negli Stati Generali, il quale, dopo essersi vanamente opposto alla riunione degli Ordini, fu il primo dei nobili emigrati. Ma in fondo sarebbe piuttosto vano scendere in particolari nel considerare quali membri della Massoneria finirono con il trovarsi dall’una o dall’altra parte nelle vicende politiche; mentre d’altra parte occorre guardarsi dal confondere e dal coinvolgere il senso dell’iniziazione muratoria con le direttive prese dalle persone più diverse che ad essa avevano potuto accedere.

È notevole il fatto che le condanne ecclesiastiche del ‘700 non suscitarono quasi nessuna reazione contraria da parte dei Massoni dell’epoca . D’altra parte, quando dopo la persecuzione antimassonica dei rivoluzionari si giunse al concordato napoleonico, le scomuniche diventarono applicabili anche sul territorio francese; pure, le Logge si riformarono in Francia diffondendosi anche in altri paesi cattolici e « i Massoni opportunisti si sforzarono sistematicamente di guadagnare le simpatie dei regimi successivi » . Non ritroviamo allora più il rifiorire, sia pure disordinato e deviato, dei tentativi di approfondimento spirituale che avevano caratterizzato il periodo prerivoluzionario, mentre persino uno dei più celebri Massoni cattolici che aveva operato attivamente in quell’epoca, Joseph de Maistre, completamente deluso, era giunto ad affermare che la Massoneria non è altro che una scemata, una « niaiserie » !Frattanto, il distacco dei Massoni di origine cattolica dalla loro base religiosa si operò progressivamente ma molto lentamente, quasi che una naturale tendenza difensiva opponesse resistenza allo svilupparsi delle conseguenze dell’imposta incompatibilità tra iniziazione muratoria e cattolicesimo. così, ancora nel 1818 il «Saggissimo » Drault di Bruxelles dichiarò che la scomunica pontificia era un falso ; fino al 1830 i regolamenti massonici francesi obbligavano alla celebrazione di Messe di suffragio per i Fratelli defunti ; e ancora nel 1865 le esequie religiose del Gran Maestro Maresciallo Magnan avvennero solennemente in Notre-Dame con il catafalco ornato di tutte le insegne massoniche.

Proprio questo fatto, del resto, provocò un intervento vaticano che proibiva definitivamente i riti cattolici per i Massoni che non avessero abiurato.In ogni caso, sia pure anche con ritardi di decenni rispetto a quanto si sarebbe potuto aspettare, la condanna e l’ostilità ecclesiastica sorti un duplice effetto, certo conforme alle direttive antitradizionali che andavano plasmando il mondo contemporaneo: allontanare i fedeli dalle Logge, e lasciare progressivamente il posto in esse per una più massiccia influenza di correnti profane d’« avanguardia » che fino a tutta l’epoca della Restaurazione del Re Massone Luigi XVIII avevano rappresentato solo una piccola minoranza.In realtà, e teniamo a precisarlo, lo spirito tradizionale (lo si intenda in senso iniziatico o in senso religioso) non si identificava affatto né al tradizionalismo dell’« Ancien Régime », né agli ideali «risorgimentali» dei movimenti che volevano infrangerne i limiti senza minimamente comprendere la necessità di ricollegarsi in modo effettivo a dei principi tradizionali e di origine sopra-umana per ristabilire un ordine veramente valido: già notammo che chi abbia una comprensione un po’ profonda di che cosa sia il mondo moderno non può prendere posizione per esso né nei suoi aspetti di « solidificazione » né in quelli di « dissoluzione ».

Orbene, nell’800, una delle abilità, se così si può dire, delle forze antitradizionali consistette nel riuscire a far si che, almeno sul piano politico e sociale, i rappresentanti della forma religiosa e di quella iniziatica diffusa sul continente europeo identificassero appunto praticamente in larga misura le loro rispettive posizioni a ciò che corrispondeva a quei due aspetti opposti e in fondo complementari che, combattendosi ed esaurendosi in certo modo a vicenda, contribuiscono insieme al compiersi delle successive fasi del mondo contemporaneo.
Fu così che quando, dopo un intervallo di un secolo dal tempo di Benedetto XIV, si giunse alle condanne di Pio IX e poi di Leone XIII contro l’iniziazione massonica, esse furono paradossalmente appoggiate da argomentazioni dottrinali contro teorie moderne e antitradizionali realmente diffuse tra i Massoni e da essi stessi propugnate come veramente massoniche, tanto che non sapremmo dire da quale parte la confusione e l’ignoranza dell’essenziale si sia dimostrata più totale.

Questa confusione era stata del resto favorita, anzi preparata e poi alimentata, da una costruzione formidabile di fantasmagoriche calunnie troppo indicativa perché non ci soffermiamo brevemente su di essa.Dobbiamo risalire, a questo proposito, al caso dell’abate Barruel, un gesuita rifugiatosi a Londra durante la rivoluzione francese e poi ritornato a Parigi dove ottenne la nomina a canonico di Notre-Dame, presumibilmente per il suo noto opportunismo a favore di Napoleone. Il Barruel è l’autore di un’opera in cui sosteneva che la rivoluzione era stata un « complotto » della Massoneria, la quale avrebbe avuto per scopo la sovversione generale dell’ordine sociale. È stato dimostrato non soltanto che tale teoria è falsa, ma anche che fu enunciata in mala fede dal suo autore il quale ne trasse lauti guadagni trattandosi di una pubblicazione scandalistica tale da suscitare la curiosità dei lettori, quantunque fosse eccessivamente infondata per essere presa in troppo seria considerazione in quell’epoca.Le conseguenze e il seguito di falsificazioni come quella del Barruel dovevano vedersi poi assai più tardi.

Nel 1862, la teoria del «complotto» veniva ripresa (apparendo più credibile per i mutamenti avvenuti negli ambienti massonici d’Italia e di Francia), e un altro religioso, Monsignor de Ségur, « prelato peraltro ammirevole per il suo spirito di apostolato presso gli umili » con un’opera sensazionale di larga tiratura diventava lo strumento per propagare abominevoli calunnie, come quella delle « Messe nere » celebrate dai Massoni, i quali sarebbero tutti succubi di un unico capo misterioso e terribile! Era solo l’inizio di una fittissima serie di scritti fantastici che testimonia il formarsi di una vasta montatura di cui pure il clero cattolico fu ampiamente il supporto, tanto che anche da parte pontificia si giunse a corroborare contro l’iniziazione massonica l’accusa insensata di satanismo, del tutto estranea alle condanne pronunciate nel Settecento.Per comprendere un simile nuovo stato di cose, pensiamo non sia male ricordare che il 1848 fu non solo l’anno di noti eventi storici e sociali, ma anche l’anno in cui venne « lanciato » lo spiritismo; e la seconda metà dell’Ottocento fu anche l’epoca della formazione dell’occultismo, della « Società Teosofica » e di altri movimenti destinati ad aprire la nuova fase post-materialistica verso la dissoluzione finale del mondo moderno .

E fu pure questo il periodo in cui anche in seno al Cattolicesimo si manifestarono strane correnti. Sarebbe difficile farsi un’idea precisa al riguardo, anche perché si tratta di questioni spesso assai confuse, né possiamo pretendere d’avere un quadro d’insieme, che del resto presupporrebbe oggi troppo complicate ricerche. Vi sono però diversi indizi piuttosto inquietanti come il caso della « veggente » di La Salette Mélanie Calvat che esercitò un’ampia influenza su tutto un ambiente con le sue pretese rivelazioni e predizioni ; o la diffusione di « voci » insensate, come quella secondo cui i Cardinali romani, in prevalenza segretamente Massoni, tenevano il Papa prigioniero nei sotterranei vaticani e lo avevano sostituito con un sosia ! E pure un’istituzione cattolica come lo « Hiéron du Val d’Or » di Paray-le-Monial, fondata dal barone di Sarachaga, con la pretesa di studi in campo esoterico basati su una mentalità e teorie quanto mai fantasiose, era tale da raccogliere anche ispirazioni assai sospette. In una serie di pubblicazioni di vari collaboratori si sosteneva tra l’altro un immaginario ricollegamento al « celtismo » ed a una tradizione occidentale; con significative manifestazioni di incomprensione o di ostilità contro l’Oriente, la tradizione ebraica, l’Ordine dei Templari, e poi anche contro la Massoneria (tutte cose, insomma, che al contrario avrebbero potuto fornire validi riferimenti in senso tradizionale).

A quanto pare, le pubblicazioni di Paray-le-Monial erano seguite dallo stesso pontefice Leone XIII , il quale subì senza dubbio anche l’influenza delle peggiori correnti antimassoniche. Accuse addirittura romanzesche vennero da lui enunciate nell’enciclica Humanum Genus (1884) dove è detto che « non è raro che la pena di supplizio capitale sia inflitta » ai Massoni che hanno « resistito agli ordini (?) dei capi; e ciò viene praticato con tale destrezza (??) che, il più delle volte, l’esecutore di queste sentenze di morte sfugge alla giustizia stabilita » !
Appunto a tale enciclica segui un numero incredibile di scritti antimassonici dove una conferma tanto autorevole venne largamente sfruttata. E fu in questo contesto che poté scatenarsi la colossale mistificazione di Léo Taxil , il quale, finto Massone convertito, dal 1885 al 1897 diffuse in perfetta mala fede una quantità indescrivibile di invenzioni sull’iniziazione muratoria.

Per citare qualche esempio, secondo i suoi scritti, ampiamente illustrati e che ebbero un’eco enorme, i diavoli in persona presiedono le riunioni massoniche, in una di esse il diavolo Asmodeo suonò pure il pianoforte dopo aver assunto le forme di un coccodrillo, il Gran Maestro americano generale Pike possedeva un telefono infernale per prendere ogni mattina le consegne da Lucifero, e il Gran Maestro italiano Lemmi non scriveva mai una sola riga senza prima aver trafitto l’ostia consacrata con la penna datagli dal diavolo Sybacco; ma il vero capo nascosto dell’Ordine massonico sarebbe stata la figlia di un pastore protestante, amante del diavolo Bitru, la quale sarà la bisnonna materna dell’anticristo! Prima che, nel 1897, affermasse che si era trattato di fantasticherie (senza peraltro indicare le origini di una simile macchinazione), Léo Taxil fu ricevuto da Leone XIII, il quale a quanto pare si felicitò con lui perché, semplice apprendista, aveva scoperto la presenza diabolica nella Massoneria . E forse più impressionanti delle invenzioni di Léo Taxil sono le espressioni di follia in autori che appaiono in « buona fede », come il vescovo di Port-Luois Monsignor Meurin (il quale esercitò a sua volta una notevole influenza sul «Hiéron» di Paray-le-Monial), autore della Franc-Maçonnerie, synagogue de Satan, e il vescovo di Grenoble Fava .

Questa fantasmagorica corrente antimassonica continuò in pratica ad essere diffusa capillarmente nei paesi cattolici e in Germania fino alla seconda guerra mondiale e se ne può trovare una traccia anche nelle numerose recensioni di René Guénon del 1929-1934 in cui smascherò le fandonie di certi collaboratori nella Revue Internationale des Sociétés Secrètes diretta da Monsignor Jouin, un altro « prelato rispettato e di gran cuore » ma di assai minore discernimento.

Il successo di una simile somma di macchinazioni non appare davvero spiegabile con semplici calunnie. La diffusa attrattiva morbosa per la descrizione di contenuti atti a suscitare dei « bassifondi » psichici alquanto inferiori ci fornisce una parte di spiegazione; ma ancora resterebbe da spiegare la ragione di questa attrattiva. Una indicazione può esser fornita dal fatto che vi furono casi in cui certuni dichiaravano di percepire per chiaroveggenza e medianità quanto accadeva in immaginarie riunioni di Logge massoniche, o di Massoni convertiti realmente tormentati da allucinazioni attribuite a interventi diabolici. A dire il vero, non crediamo che in tutto ciò si possa pensare soltanto a squilibri mentali accidentali: è anzi normale che, dove ci sono i suggestionati, ci siano anche i suggestionatori, e, se questi hanno tutto l’interesse a farsi notare il meno possibile, non sempre possono evitare di tradirsi ; del resto, non ha poi molta importanza stabilire quando e in quale misura le caotiche situazioni cui abbiamo accennato fossero dovute a suggestioni specificamente volute, e in qual misura fossero semplicemente dei risultati della ben più generale confusione e suggestione del mondo occidentale contemporaneo, incapace di difendersene per la mancanza di riferimenti sufficientemente profondi all’essenziale.

Quanto alle conseguenze di tutto ciò nei rapporti tra Chiesa cattolica e Massoneria, è comprensibile sia il diffondersi di una radicata avversione di gran parte dei cattolici per l’iniziazione massonica, sia, per reazione, l’alimentarsi, in gran parte dei Massoni, dell’odio contro la religione cattolica, molto spesso generalizzato contro qualsiasi forma religiosa, e tale da spingere ad un orientamento sempre più volutamente antitradizionale (a volte persino di simpatia, a posteriori, per quel « satanismo » che aveva fornito argomento alle più fantastiche accuse ).

Tutto ciò dà veramente l’impressione di una confusione quasi inestricabile, che nessuno in Occidente ha saputo impedire, in cui tutte le parti, inconsapevoli strumenti di un gioco, hanno mostrato di essere accomunate da un generale misconoscimento dello spirito tradizionale iniziatico . Ma dobbiamo ancora prendere in considerazione altri successivi sviluppi, nei rapporti tra Chiesa cattolica e Massoneria, per giungere ai nostri giorni e a qualche possibile elemento di giudizio in funzione di una ricerca iniziatica valida, nel quadro delle circostanze e delle possibilità attuali.

GIOVANNI PONTE
(Continua)

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