L'Iniziazione massonica nel mondo moderno - II
Tentativi deviati

R. S. T. n. 28, luglio – settembre 1968

Abbiamo indicato, nella prima parte di questo studio, alcuni aspetti delle ideologie e degli « ideali » che sono stati inseriti nella Massoneria moderna, e che hanno potuto essere utilizzati per insinuare in essa influenze antitradizionali, del tutto estranee alla sua vera natura essenzialmente iniziatica. Non intendiamo soffermarci sulle vicissitudini storiche connesse alle manifestazioni di simili influenze. Neppure prenderemo qui in esame le modificazioni dei rituali che ne conseguirono; modificazioni a cui sarebbe certo opportuno porre rimedio, nella misura del possibile (1); benché d’altra parte non siano giunte, in generale, a toccare ciò che vi è di più fondamentale, e cioè la validità della trasmissione iniziatica.
Pensiamo di accennare ora piuttosto a delle tendenze che in Europa cercarono, o pretesero di cercare, di ritrovare un valore più profondo nell’iniziazione muratoria, le quali non tardarono a manifestarsi fin dalla prima metà del secolo XVIII.

Diversi storici della Massoneria ricollegano queste tendenze ad André Michel Ramsay, e più precisamente a un celebre discorso da lui pronunciato verso il 1737 a Lunéville. In quel discorso, il cui testo si è conservato fino a noi (2), si trova in effetti una denunzia della decadenza subita dall’iniziazione massonica, con una sorta di appello a ripristinarne la pienezza originaria. Secondo Ramsay, «le fatali discordie della Religione… nel secolo XVI fecero degenerare l’Ordine (massonico) dalla nobiltà della sua origine. Si sono cambiati, camuffati, soppressi parecchi dei nostri riti e usanze… parecchi dei nostri Confratelli dimenticarono, come gli Ebrei antichi, lo spirito delle nostre Leggi, e non ne conservarono che la Lettera e la scorza. Si è cominciato ad apportare qualche rimedio. Non si tratta che di continuare e di ricondurre infine tutto alla sua primitiva istituzione ». Accenno che avrebbe potuto essere molto impegnativo; ma come si può pensare che Ramsay, e gli altri come lui, si rendessero conto di ciò di cui parlavano, di fronte a queste altre sue affermazioni: « Quest’opera non può presentare nessuna difficoltà (!) in uno Stato (la Francia) in cui Religione e Governo non possono essere che favorevoli alle nostre Leggi» (3) .

«Il mondo intero non è che una grande Repubblica, di cui ogni Nazione è una famiglia e ogni Privato un Figlio: è per far rivivere ed espandere queste massime essenziali… che la nostra Società fu dapprima stabilita». « Abbiamo dei segreti, sono segni figurativi e parole sacre… parole di guerra, che i Crociati si scambiavano per garantirsi contro le sorprese (!) dei Saraceni». «L’Ordine esige da ciascuno di voi di contribuire… a un’opera vasta a cui nessuna Accademia può bastare; poiché tutte queste Società sono composte di un numero limitato di Uomini, il loro lavoro non può abbracciare un oggetto così esteso: tutti i Gran Maestri in Germania, in Inghilterra, in Italia e altrove esortano tutti i Sapienti e tutti gli Artigiani della Confraternita a unirsi per fornire il materiale di un Dizionario Universale… Quest’opera aumenterà ogni secolo, secondo l’accrescersi delle luci, ed espanderà ovunque l’emulazione e il gusto delle cose belle e delle cose utili. Il nome di Libero Muratore non deve dunque essere preso nel senso letterale, grossolano e materiale, come se i nostri Istitutori fossero stati soltanto degli operai della pietra».Certo, i veri « Operai della pietra » tradizionali perseguivano un’opera immensamente più seria, e non avrebbero saputo che farsene di tale curiosa parodia enciclopedista della Grande Opera, rappresentata, secondo questa tanto miope « intellettualità » illuminista, da un… dizionario!

Il discorso di Lunéville documenta abbastanza nettamente quale fosse la mentalità di certuni che pure cercavano di reagire alle deficienze della Massoneria moderna. Ramsay, legato alla dinastia scozzese degli Stuart e convertito al cattolicesimo (4) , faceva risalire le origini della Massoneria alle lotte contro i saraceni, e la sua crisi alla riforma protestante; quanto si può trovare in lui di tradizionale pare strettamente connesso a un punto di vista religioso abbastanza limitato e soffocato sotto il peso di preoccupazioni politiche e culturali del tutto profane, già di per sé divenute un diffuso strumento di tendenze antitradizionali destinate a espandersi sempre più.

D’altra parte, non è certo il caso di esagerare l’importanza di un personaggio come Ramsay, ritenuto da vari autori come l’ispiratore della costituzione degli « alti gradi » massonici, nella quale però egli sembra non aver avuto nessuna parte attiva. In realtà, è praticamente impossibile stabilire con precisione le origini e le vicissitudini iniziali di tali « alti gradi », che avrebbero dovuto, secondo intenzioni da più parti manifestate, fornire dei mezzi di realizzazione effettiva venuti praticamente a mancare nei primi tre gradi, detti « simbolici », ridotti ad avere un carattere puramente «speculativo».Di fatto, gli « alti gradi » massonici si andarono organizzando (e disorganizzando), nel ‘700 e nell’800, in numerosi sistemi o « Regimi » o « Riti », dei quali il principale e più noto conservato fino a noi è il « Rito Scozzese Antico ed Accettato », ripartito poi in 33 gradi (compresi i tre gradi «simbolici» iniziali) (5) .

Si è molto discusso su quale fosse il reale significato di questa designazione di « scozzese », usata in diversi sistemi di « alti gradi ». Il significato più generalmente noto è quello che ricollega tale designazione alla corrente « giacobita » (6) e cattolica della dinastia scozzese degli Stuart, corrente che, in seno alla Massoneria, si opponeva alle tendenze protestanti e « orangiste » che dominavano la Massoneria moderna quale era derivata dalla Gran Loggia d’Inghilterra (7) . Cosi, la prima loggia, derivata dalla Massoneria moderna inglese, ma di tendenza « scozzese », sarebbe quella costituita nel 1735 nel castello di Aubigny, appartente a Louise de Kéroualle, già spia di Luigi XIV ed amante di Carlo II d’Inghilterra; e, nel 1738, lo stesso principe Carlo Edoardo Stuart, nipote di Giacomo II, avrebbe affidato al portoghese Don Martinez de Pasqually, padre del fondatore dell’Ordine degli « Elus Coens », il primo progetto di costituzione di una « Gran Loggia » di tipo « scozzese » (8). Ma l’aspetto politico « giacobita » non esaurisce certo la questione, ed è senza dubbio notevole il fatto che si trovino, negli « alti gradi » massonici detti « scozzesi », oltre ad aspetti specificamente massonici, anche elementi simbolici e rituali estranei ad un’iniziazione propriamente muratoria ma tuttavia di provenienza tradizionale (come riferimenti cavallereschi, ermetici, ed all’Ordine dei Templari distrutto nel XIV secolo), anche se è impossibile stabilire come ne sia avvenuto l’inserimento nella Massoneria.

Ciò ha dato luogo a numerose ricerche e alle ipotesi più diverse, giungendosi anche a negare una reale connessione geografica con la Scozia e con la dinastia scozzese degli Stuart, né sono mancate inconcludenti polemiche al riguardo, a favore o contro ipotesi più o meno singolari (9) . In ogni caso vi sono, negli «alti gradi», «vestigia o ricordi venuti a sovrapporsi alla Massoneria o a “cristallizzarsi” in qualche modo attorno ad essa, provenienti da antiche organizzazioni iniziatiche occidentali »; e la ragion d’essere di quel che c’è di valido in tutto questo è « la conservazione di ciò che può ancora essere mantenuto di tali iniziazioni, nel solo modo rimasto possibile dopo la loro scomparsa in quanto forme indipendenti »: il che fa pensare ad una « funzione di “conservazione” da parte della Massoneria », che le dà la « possibilità di supplire in qualche misura all’assenza di iniziazioni di un altro ordine nel modo occidentale attuale » (10) .Questa capacità di « conservazione » di elementi disparati di origine tradizionale non dovrebbe però consentire troppe illusioni, in quanto ciò di cui si tratta è ben lungi dal fornire di per sé i mezzi adeguati per un’iniziazione effettiva (11) .

A questo proposito, crediamo sia utile riferirsi a queste altre osservazioni di René Guénon, che ci sembrano complementari rispetto a quelle sopra citate, riguardanti in generale i sistemi degli « alti gradi » massonici: «Ben poco di questi sistemi raggiungeva realmente i fini che si prefiggevano: nella maggior parte, vi si trovano incoerenze, lacune, ripetizioni inutili, e certi rituali hanno un valore iniziatico ben scarso, soprattutto se li si confronta con quelli dei gradi simbolici (cioè dei primi tre gradi)… Questa molteplicità di gradi è tanto più inutile in quanto si è obbligati a conferirli in serie (12) . Nel secolo XVIII, ognuno volle inventare un sistema per sé, sempre innestato, beninteso, sulla Massoneria simbolica ». Cosi, i medesimi « principi fondamentali » venivano « interpretati troppo spesso secondo le concezioni personali dell’autore, come si vede in quasi tutti i Riti ermetici, kabbalistici e filosofici, e negli Ordini di Cavalleria e di Illuminismo. Da ciò nacque, in effetti, la prodigiosa varietà di Riti, molti dei quali non sono mai esistiti altrimenti che sulla carta, e di cui è quasi impossibile districare la storia; tutti coloro che hanno cercato di fare un po’ d’ordine in questo caos hanno dovuto rinunciarvi, a meno che, per qualche ragione, abbiano preferito dare, dell’origine degli alti gradi, spiegazioni più o meno fantastiche, e talvolta anche del tutto favolose» (13) .

Risalendo ancora alle fonti dell’epoca, troviamo una conferma impressionante di tale stato di disordine nel questionario redatto nel 1780 dal duca Ferdinando di Brunswick che, alla testa del « Regime della Stretta Osservanza », esprimeva il desiderio di « portare l’ordine e la saggezza nell’anarchia massonica », chiedendo ai Massoni le loro opinioni su quali mai fossero l’origine e gli scopi dell’Ordine, nonché il modo in cui i riti dovevano essere organizzati. Forse che queste stesse domande non implicavano già di per sé l’ammissione che si ignorava una vera autorità, dotata di un’effettiva conoscenza iniziatica? E, senza riferirsi a tale conoscenza, come si poteva sperare di trovare un rimedio adeguato?
A dire il vero, l’esigenza fondamentale di riferirsi a un’autorità tradizionale, dotata di un’effettiva conoscenza iniziatica, si era manifestata abbastanza chiaramente in varie occasioni nella Massoneria del ‘700, e diversi personaggi affermarono di agire appunto per un mandato ricevuto da un’autorità superiore nascosta, né in tutti i casi si deve parlare di pretese prive di fondamento. Ricordiamo ad esempio il caso di Martinès de Pasqually, che fondò, come abbiamo già accennato, l’ordine degli « Elus Coens », sovrapposto all’iniziazione massonica.

A quanto è dato di sapere, egli utilizzò elementi tradizionali validi, sia pure non molto elevati, tratti da un’iniziazione kabbalistica a cui sembra che fosse stato ricollegato in Marocco, e gli sarebbe stata precisamente conferita una funzione da svolgere in Europa. Ora, è interessante notare che Martinès non pretese mai di essere egli stesso il capo supremo di una gerarchia iniziatica, ed anzi parlò nettamente di un « capo principale che voi non conoscete, che devo tacere finché egli stesso si faccia conoscere», esprimendo nello stesso tempo il timore che la perdita di «un tale capo » avrebbe provocato gravi conseguenze per l’Ordine che egli cercava di organizzare, probabilmente a motivo dell’interruzione dei rapporti con l’iniziazione di cui quel « capo » era il rappresentante autorizzato. Sta di fatto che l’Ordine degli Elus Coens, che Martinès aveva cominciato a costituire nel 1754, scomparve completamente poco dopo la sua morte avvenuta nel 1774 (14) (ad evitare equivoci, osserviamo che i cosiddetti « martinisti » non si ricollegano affatto a Martinès de Pasqually, e la loro organizzazione non ha propriamente nulla di iniziatico ) (15).

Non si può non pensare che i fatti temuti dallo stesso Martinès, che era probabilmente cosciente della fragilità dei legami su cui si fondavano i suoi tentativi, si erano in qualche modo verificati.Altri riferimenti a un’autorità iniziatica nascosta si trovano nel « Regime della Stretta Osservanza » e nel « Rito Scozzese Rettificato » che ne derivò, e può essere utile ricordare qualcuna delle vicissitudini di tali sistemi di « alti gradi » massonici.Del « Regime della Stretta Osservanza », che si diffuse in Germania a partire dal 1763 e raccolse tra l’altro gran parte dei principi tedeschi del ‘700, fu promotore il barone von Hund (o Hundt); questi, secondo quanto viene riferito, pretendeva di essere stato iniziato a Parigi da Carlo Edoardo Stuart, e di aver ricevuto da « Superiori Sconosciuti » la missione di riformare la Massoneria tedesca e di rivivificare l’Ordine dei Templari, perpetuatosi sotto la « copertura » della Massoneria attraverso fortunose vicende (16) .

Questo riferimento ai Templari, che si ritrova pure in varie altre occasioni nella storia della Massoneria dell’epoca, meriterebbe una particolare attenzione: il ritrovamento di un’iniziazione effettiva avrebbe comportato, in effetti, il ripristino di qualcosa di analogo a quell’esoterismo che fu presente fino al XIV secolo nell’Ordine dei Templari, esoterismo la cui presenza era stata tanto importante per l’esistenza di una civiltà tradizionale in Occidente, cosi come la distruzione di quell’Ordine aveva avuto conseguenze nefaste (17) . Un richiamo ai Templari (si tratti di una filiazione lontana e difficilmente dimostrabile da essi, ovvero da qualcosa che, pur senza una filiazione diretta, ad essi essenzialmente corrispondeva) non era dunque privo di significato, anche se non sapremmo dire quali influenze fossero allora effettivamente intervenute.Sennonché sembrerebbe che già nel 1767 venisse a mancare il sostegno degli accennati « Superiori Sconosciuti» sia per il barone Von Hund (18) , sia per un misterioso intermediario (19) in nome del quale egli diceva di parlare.

Proprio nello stesso periodo, intanto, fecero la loro apparizione, negli ambienti massonici tedeschi, altri personaggi che pure si dicevano inviati da « Superiori Sconosciuti », e che mostravano i loro « poteri », suscitando contrastanti reazioni tra i dignitari della « Stretta Osservanza». A quanto si può capire dalle testimonianze dell’epoca, tali « poteri » erano in relazione con operazioni rituali ed applicazioni alquanto inferiori, connesse forse soprattutto all’esoterismo ebraico (20) . Stranamente, poi, si direbbe che ciascuno di coloro che erano cosi dotati di speciali «poteri», e che li avevano usati per impressionare fortemente i Massoni dell’epoca, venisse a volta a volta « abbandonato » da chi ne aveva reso possibile un effimero successo, provocandone l’insuccesso o addirittura la rovina, come nel caso di Gugomos che dovette confessarsi impostore o quello di Schroepfer che si suicidò, o ancora quello del predicatore della corte di Prussia Starck, che fu discepolo di ambedue e, dopo aver appoggiato nel 1775 la rimozione di von Hund dalla direzione del «Regime della Stretta Osservanza», formò all’interno di esso un «Regime della Lata Osservanza» di breve durata, da cui egli stesso dichiarò ufficialmente di «dimettersi» pochi anni dopo.

Che cosa pensare di vicende cosi confuse ed oscure, di cui abbiamo voluto citare appena qualche riferimento? Nell’impossibilità di risalire alle cause reali di tutto ciò, crediamo si possa però affermare che diversi personaggi, i quali avrebbero dovuto essere gli strumenti di una ri vivificazione iniziatica, furono purtroppo assai al di sotto di tale funzione; cosi, se in certi casi furono veramente in contatto con autentici « Superiori », rappresentanti dell’iniziazione effettiva, le loro ben scarse qualificazioni iniziatiche comportarono delle deviazioni più o meno gravi e complete, tanto da permettere l’intervento di influenze e direttive nettamente « inferiori »; senza contare poi il caso dei personaggi mossi fin dall’inizio da « inferiori sconosciuti», favoriti proprio dal manifestarsi della concezione malamente intesa della presenza di un’autorità iniziatica nascosta.
D’altra parte, proprio il ripetersi delle disavventure dei presunti inviati dei « Superiori Sconosciuti » doveva mettere in crisi la nozione della loro stessa esistenza. Si giunse cosi, nel 1780, al già citato «questionario » del duca Ferdinando di Brunswick (21) , Gran Maestro del « Regime della Stretta Osservanza » e, poi, del « Rito Scozzese Rettificato » che ne derivò. In tale questionario, in effetti, veniva domandato tra l’altro ai membri dell’Ordine se esistono realmente dei « Superiori Sconosciuti ».

Questo procedimento curiosamente interlocutorio su una questione tanto poco appropriata ad essere posta in discussione suscitò intorno ad essa polemiche violente tra i membri dell’Ordine, riuniti poi al Convegno di Wilhelmsbad del 1782, che giunse a conclusioni sostanzialmente negative (anche se si potrebbero considerare delle riserve al riguardo) (22) : tanto che lo stesso Ferdinando di Brunswick promulgò poi per iscritto, nelle sue « capitolazioni », l’impegno a ripudiare la pretesa filiazione templare, ed a escludere definitivamente il riconoscimento di qualsiasi «Superiore Sconosciuto ». Qualcuno definì il convegno del 1782 «un atto di disperazione» (23) ; in ogni caso, si fini con l’arrivare praticamente ad una rinuncia e a una negazione esplicita di ciò che si sarebbe trattato di cercare. Fatto ancor più grave, quella rinuncia facilitò e, nello stesso tempo, fu favorita da tendenze di carattere nettamente antitradizionale, verso la produzione di fenomeni psichici di ordine inferiore. Impressionante a questo riguardo è il caso del lionese Willermoz, che ebbe prima contatti con Martinès de Pasqually interessandosi alle dottrine e alle pratiche «teurgiche » degli Elus Coens, poi promosse in Francia il « Regime della Stretta Osservanza » ed il « Rito Scozzese Rettificato » (24) , e si dedicò in seguito a formare una « Società degli Iniziati » che si occupava di fenomeni di sonnambulismo!

Verso il 1785, al posto della ricerca dei veri « Superiori Sconosciuti », Willermoz raccolse decine di quaderni di «rivelazioni » ispirate da un cosiddetto « Agente sconosciuto », scritte in stato sonnambolico dalla suora Marie-Louise de Vallière, « soggetto » evidentemente squilibrato e facile alla produzione di questo genere di fenomeni (25) .Accenniamo poi appena al caso alquanto complesso di Cagliostro, fondatore di un cosiddetto «Rito Egiziano », in cui i fenomeni di «evocazione» ebbero una parte importante, e che mori in carcere nel 1795 senza far conoscere i veri « mandanti » che dovettero certo esistere all’origine delle sue disgraziate imprese (26) .Ricordiamo infine il caso celebre di Mesmer, fondatore nel 1778 di un «Rito» massonico «dell’Armonia Universale», propugnatore dello studio del « magnetismo animale » e dotato egli stesso di « poteri » ipnotici che gli procurarono successi e condanne clamorose, suscitando intorno a sé un enorme interesse. Davvero il «magnetismo», come del resto anche il «sonnambulismo», in quell’epoca ebbe una grande importanza nello « sviare da qualsiasi lavoro serio delle organizzazioni iniziatiche che avevano conservato fino allora, se non una conoscenza effettiva molto profonda, per lo meno la consapevolezza di ciò che avevano perduto a questo riguardo e la volontà di sforzarsi per ritrovarlo »: tanto che « è lecito pensare che fosse questa una delle principali ragioni per cui il magnetismo fu “lanciato” al momento voluto, anche se, come succede quasi sempre in simili casi, i suoi promotori apparenti non furono in tutto ciò nient’altro che strumenti più o meno incoscienti »(27) .

È notevole il fatto che gli archivi degli Elus Coens furono ereditati dall’organizzazione dei « Philalètes », che convocarono a Parigi un grande convegno aperto a tutti i massoni, affrettandosi ad invitare l’ipnotizzatore Mesmer e cercando per vari mesi di ottenere, senza riuscirvi, anche la partecipazione di Cagliostro. Tale convegno di Parigi, svoltosi tra il 1785 e il 1787, è stato definito da uno storico della Massoneria « l’ultima delle grandi assemblee che riempiono la storia “visibile” della Massoneria continentale durante la seconda metà del XVIII secolo, nelle quali l’Ordine massonico, prima di entrare in un torpore da cui non è ancora interamente uscito, interrogava se stesso quanto alla sua natura, alla sua origine e al suo destino » (28) .
Già su questa rivista fu osservato quanto sia anormale che un’organizzazione tradizionale debba ricercare ed ignori la sua stessa natura ed il suo scopo (29) . Se poi si pensa che si trattava dell’ultima organizzazione iniziatica occidentale rimasta accessibile e diffusa in Europa, si comprenderà quanto fosse grave lo stato di disordine; e non vi è da stupirsi se immediatamente dopo si verificarono anche sul piano esteriore degli sconvolgimenti profondi, ricollegabili assai più alla deficienza dell’iniziazione, massonica o di qualsiasi altra forma in Occidente, che a una supposta azione svolta dalla Massoneria in quel senso.

Del resto, è ben noto che gli eventi rivoluzionari in Francia ed altrove ebbero subito conseguenze disastrose sull’attività massonica organizzata, e portarono poi ad assorbire i membri dell’Ordine in orientamenti e preoccupazioni politiche che dovevano ridurre ancor più i tentativi, già precedentemente sviati in vario modo, rivolti al ritrovamento di un contenuto iniziatico effettivo.
In quanto siamo venuti esponendo, non pensiamo certo di aver dato un quadro preciso e completo, neppure nelle sue grandi linee, dell’argomento trattato, che a dire il vero è estremamente complesso e confuso, anche a motivo dell’inevitabile inadeguatezza dei dati disponibili. D’altra parte, non pensiamo nemmeno che sia il caso di disperdersi eccessivamente in ricerche in questo campo appoggiandosi ad elementi troppo esteriori e, di per sé, troppo poco significativi.Crediamo però che anche soltanto quanto abbiamo riferito a titolo indicativo sia sufficiente a rendersi conto di certi aspetti che giunsero a caratterizzare fin dal XVIII secolo i tentativi di ritrovare un valore iniziatico effettivo nella Massoneria.

A questo proposito, pensiamo si possa parlare di una progressiva perdita della consapevolezza, anche soltanto teorica, di che cosa sia la conoscenza iniziatica effettiva, nonché della perdita correlativa della nozione della presenza nel mondo umano di un’autorità tradizionale che la detiene (in mancanza della quale si dovrebbe anzitutto cercarla, come appare ovvio in ogni civiltà o forma tradizionale non degenerata). Da questa duplice perdita fondamentale, si giunge poi molto facilmente alla sostituzione dell’autorità tradizionale, di cui si è privi, con fonti sospette, e ad una manipolazione individuale, più o meno frammentaria e miope, di elementi che possono essere si di origine tradizionale, ma che in tali condizioni diventano o vengono preparati ad essere il supporto di tutt’altro; il che è reso particolarmente facile se l’interesse dei ricercatori viene orientato verso « poteri » e fenomeni psichici inferiori e persino fisici « extranormali ».È facile capire che quando si verificano tali condizioni, o parte di esse, il risultato è simultaneamente la neutralizzazione di quanto poteva esserci di valido nei tentativi di cui abbiamo parlato, e la possibilità immediata o successiva di un loro sfruttamento addirittura in funzione antitradizionale e controiniziatica.
Cosi, le correnti sovvertitrici che plasmano il mondo contemporaneo avevano tutto l’interesse ad un riemergere di movimenti che si rifacessero in apparenza ai tentativi di ritrovare l’iniziazione effettiva, nella Massoneria ed altrove, purché operassero nelle condizioni peggiori possibili, con presupposti insufficienti o falsi, e con contenuti che andassero poi fino ad una grottesca e sinistra parodia della tradizione autentica.

E precisamente tendenze di questo genere riappaiono in seguito in modo sempre più manifesto, particolarmente a partire dalla metà dell’Ottocento: l’epoca che segui il 1848, come in Francia il periodo del «Secondo Impero » e l’inizio della « Terza Repubblica», pare essere stata particolarmente propizia al riguardo.

Una delle pietre miliari più vistose in questo senso è stata forse la celebre opera di Jean-Marie Ragon De la Maçonnerie occulte et de l’initiation hermétique, pubblicata nel 1853. In tale opera, con l’apparenza di ricollegare l’iniziazione massonica a tradizioni antiche (specialmente egizia, greca ed ermetica) (30) , trattate in un modo inadeguato e talvolta con disarmante puerilità, si giunge a indicare quello che dovrebbe essere, secondo l’autore, il vero oggetto della ricerca iniziatica; « Massoni d’élite e studiosi tutti, rinunciate alle futilità massoniche » scriveva il Ragon: « che lo studio serio delle scienze utili divenga lo scopo delle vostre sedute filosofiche; svelate gli antichi misteri di cui sarete i gloriosi interpreti. Io ho osato tracciarvi la via: divenite iniziati! » (31) . Ed ecco solo alcuni esempi fra i molti di questa via audacemente tracciata: « Il Magnetismo, praticato nell’antichità dai gimmosifisti (sic) dell’India, dai magi della Persia, e dagli iniziati ai grandi misteri… è ridivenuto con Mesmer una cosa nuova, straordinaria… Noi non crediamo di esagerare dicendo che la scienza magnetica è la via che apre un vasto avvenire al mondo della verità e della luce… Essa illumina, rischiara i suoi adepti e, sola, può portare alla conoscenza del vero, e risolvere, in prosieguo di tempo, il grande problema dell’ assoluto… gli esperimenti fatti non lasciano il risultato dubbioso; non è lontano il tempo in cui l’uomo potrà sapere, per mezzo del magnetismo, financo la mèta del suo destino, di cui cosi posto si sa al presente» (32) .

Seguono poi gli «Aforismi mesmeriani », il primo dei quali è: « L’immateriale non esiste: la luce, l’anima universale sono fluidi incorporei, ma essenzialmente materiali capaci di impressionare la lastra metallica del dagherrotipo» (33) . Troviamo numerosissime e particolareggiate descrizioni di esperimenti e pratiche « occulte », dalle « tavole giranti » al sonnambulismo utilizzato in modo da scambiare la semplice acqua per «vino di Malaga o di Borgogna »(34) . Anche la « frenologia »..suscita un interesse particolare: «Non dubitiamo che se in ogni Loggia fosse istituita una commissione di esami di frenologia, il corpo massonico ne risulterebbe meglio composto e la Massoneria più brillante »(35) . Vi sono, beninteso, le interpretazioni moraleggianti e «ideali », ma il simbolismo ermetico è pure concepito in un senso chimico, senza indietreggiare di fronte alle più grossolane assurdità, come quella secondo cui la «pietra filosofale » sarebbe materialmente formata di appropriate « quantità di nitro, di solfo e di mercurio per produrre la trasmutazione di certi metalli per mezzo dell’azione dell’ elettricità »(36) : si, perché « il fuoco filosofico, questo agente principale dell’alchimia, era l’elettricità, della quale i fisici moderni hanno si bene determinato le misteriose leggi d’azione »(37) !….

Ci scusiamo per l’ampiezza delle citazioni suddette, che peraltro ci permettono di mettere meglio in evidenza l’enormità del fatto che un’opera come quella di Ragon sia stata presa ed ancor oggi sia considerata da parecchi massoni come un’« autorità » o, comunque, come un’opera « esoterica » degna della massima attenzione (38) . Ora, di fronte all’interesse e all’ammirazione suscitata da simili stupidità, non ci sembra che una deficienza intellettuale di chi se ne interessa sia una spiegazione sufficiente, ma che occorra qualcosa di più « positivo », e precisamente una forza di suggestione: e coloro che l’hanno messa in opera non possono certo essere cosi sciocchi come i loro più o meno incoscienti strumenti.Quello di Ragon è forse un caso particolarmente accentuato (39) , ed è ben appropriato ad essere preso ad esempio in quanto l’autore volle esplicitamente coinvolgere la Massoneria nella corrente di cui fu il rappresentante e lo strumento. Ma anche sotto questo aspetto egli non fu certo il solo: cosi, qualcosa di analogo può ritrovarsi poi in varie manifestazioni dell’«occultismo» (40) di cui Ragon fu in un certo modo un precursore immediato, anche con lo stesso uso dell’espressione «Massoneria occulta». In effetti, quantunque l’abate Constant (che prese lo pseudonimo di « Eliphas Levi » e si fece propugnatore del movimento « occultista ») fosse per certi aspetti di mente meno grossolana di Ragon, e meno grossolani siano certi altri occultisti, in tutti ritroviamo pur sempre le medesime caratteristiche fondamentali che abbiamo già indicato come proprie delle deviazioni dei tentativi di ritrovare un esoterismo e un’iniziazione effettiva: ignoranza della natura essenziale della realizzazione iniziatica, misconoscenza dell’autorità tradizionale e della sua necessità, manipolazione individuale di elementi tradizionali, con un inevitabile difetto basilare di discernimento; il che comporta nei casi migliori un’approssimazione dilettantesca priva di qualsiasi serio risultato, e nei casi peggiori un’effettiva soggezione più o meno completa a correnti antitradizionali.

Questo significa che, in fondo, tutto ciò, di per sé, non ha (anche quando lo pretende) nulla di autenticamente iniziatico e nulla di autenticamente massonico (41) ; rappresentando piuttosto un insieme di inestricabili interferenze (42) che in seno alla Massoneria operano molto spesso, con conseguenze negative e a volte funeste, anche se vi sarebbero naturalmente varie distinzioni da fare, secondo la superficialità e la profondità degli elementi che entrano in gioco.In questa prospettiva, si comprenderà forse meglio come mai, anche se la Massoneria in se stessa non c’entrerebbe per nulla, si trovi tanto spesso tra i massoni la presenza delle influenze pseudo-esoteriche più varie. Oltre all’« occultismo » propriamente detto, potremmo citare molte altre correnti, che sarebbe troppo lungo esaminare ora in dettaglio, benché uno studio più attento al riguardo non sarebbe privo di interesse, e gioverebbe a chiarire delle situazioni di fatto che sussistono tuttora in diversi ambienti massonici, a dispetto della natura autenticamente iniziatica della Massoneria.A questo proposito, dobbiamo accennare almeno brevemente qui alle emanazioni ampiamente ramificate della cosiddetta «Società Teosofica» (43) presenti anche nella Massoneria in ottemperanza al programma esplicitamente enunciato da Annie Besant (44) secondo il quale la stessa «Società Teosofica » doveva cercare di diventare il « centro » direttivo di tutte le organizzazioni religiose e di « tutte le altre sette » (tra le quali veniva senza dubbio annoverata la Massoneria) (45) .

È curioso osservare che la predominanza femminile alla guida (ufficiale) della «Società Teosofica» non fu estranea ad una certa difficoltà di penetrazione nella Libera Muratoria, che è una forma di iniziazione propriamente maschile. Ciò non toglie che la signora Blavatsky (46) abbia avuto la pretesa di occuparsene (47) ad esempio nell’opera su « Le origini del rituale nella Chiesa e nella Massoneria »; e che poi la già nominata Annie Besant sia diventata niente meno che « Gran Maestro del Gran Consiglio » della « Co-Massoneria » britannica, e cioè di una forma « mista » del tutto irregolare della Massoneria, nella quale sono ammesse anche le donne (48) . Un altro personaggio più che sospetto, C. W. Leadbeater, il disgraziato «educatore» di Krishnamurti (49) e «vescovo» di una pretesa «Chiesa antica-cattolica», fu pure attivissimo in campo massonico, lasciando tracce nell’elaborazione dei rituali, non prive di un seguito anche attualmente in Italia. Ma sarà bene precisare che, almeno in seno alle forme « regolari » della Massoneria, nonostante la presenza di numerosi aderenti ed ingenui simpatizzanti della « Società Teosofica », che può dare un’impronta assai sensibile a determinate logge e creare gravissimi equivoci quanto alla natura dell’esoterismo autentico, tutto ciò non è mai giunto ad alterare gli elementi essenziali dell’iniziazione muratoria.

Una derivazione a pretese ancor più « esoteriche » della « Società Teosofica », sviluppatasi in seno ad essa ma differenziandosene più o meno nettamente, sarebbe poi la cosiddetta « Scuola Arcana », la quale opera forse con maggiore discrezione, il che peraltro non dovrebbe affatto far pensare che essa sia meno pericolosa o maggiormente seria, come si può subito comprendere dagli « insegnamenti » di cui è stata «interprete » un’altra « Maestra » ricettiva a fantastiche ispirazioni (50) Alice Bailey.Pure connessa alla «Società Teosofica» per la sua origine è l’«antroposofia» (51) che non manca di ramificazioni nella Massoneria attuale. Cosi come sono presenti in essa, condizionandone in vario modo l’attività, membri di movimenti pseudo-rosacrociani (52) e pseudo-ermetici, di gruppi e « catene magiche » d’ogni genere; senza contare poi il frequente combinarsi di tutto ciò con orientamenti verso interessi per «scienze» oggi ((53) d’avanguardia come la parapsicologia, la psicoanalisi, o magari anche la « clipeologia » (54) , nonché con il ricorso ad esperienze di tipo « medianico » di cui i « sonnambuli » del Settecento erano stati i precursori.Tutte queste cose, pur nella loro caotica disparità e nonostante i contrasti e gli odi violenti che suscitano piuttosto comunemente (55) , rientrano in fin dei conti più o meno direttamente in un quadro abbastanza discernibile e sotto un certo aspetto quasi monotono, una volta che se ne sia colto l’orientamento e la direttiva generale: si tratta della tendenza verso una fase « post-materialistica » che non è affatto per ciò più spirituale, ma che conduce, al contrario, verso quella dissoluzione in cui le potenze controiniziatiche, nella « nuova era » da tante parti annunciata, potranno maggiormente manifestarsi fino al loro apparente ed effimero trionfo (56) .

In altri articoli avevamo dovuto indicare la gravità delle interferenze moderne ed antitradizionali che, comunque mascherate, operano in seno alla Chiesa cattolica. Purtroppo, la presenza di interferenze del genere in seno all’organizzazione massonica non è certo meno deplorevole. Dovremmo dire anzi che, come l’ordine iniziatico è più profondo di quello religioso, cosi, applicando il proverbio corruptio optimi pessima, la degenerazione dell’iniziazione può essere ancor più grave di quella della religione; specialmente poi quando è meno superficiale e fa entrare in gioco qualcosa che sia ben « effettivo » ed « occulto », ma, nello stesso tempo, tutt’altro che iniziatico e tutt’altro che veramente massonico.È per questo che, a ben guardare, le logge che si presentano come intese a svolgere un lavoro più profondo (quelle che talvolta si dicono «logge esoteriche») possono essere proprio le più irrimediabilmente contaminate, tanto che, al confronto, possono apparire in fondo assai preferibili quelle in cui si coltivano soltanto gli « ideali » di cui parlammo nella prima parte di questo studio (57) .

Volendo poi riproporre seriamente la questione, su cui ora non ci soffermeremo, di una ricerca per il ritrovamento dell’iniziazione effettiva nella Massoneria, bisognerebbe certo rifarsi a basi molto più sicure, in modo del tutto diverso dai tentativi di cui abbiamo parlato, dei quali è piena la storia delle organizzazioni massoniche negli ultimi due secoli (e senza dubbio non tutti i tentativi di rivivificazione iniziatica, nella Massoneria attuale, si riducono alle forme di deviazione che abbiamo dovuto prendere qui in considerazione).Rispondendo a Oswald Wirth, il quale aveva scritto che « lo spirito della massoneria » è diventato « capace di vivere dopo duecento anni di gestazione », René Guénon scriveva: « ohimè, ci domanderemmo piuttosto che cosa ne resta dopo duecento anni di degenerazione » (58) . Ebbene, rendersi conto di questa situazione, evitare o rinunciare ad illusioni al riguardo ci sembra un presupposto fondamentale per poter costruire poi qualcosa di realmente solido, che ciò debba avvenire nell’ambito massonico o altrove.

Prima di terminare queste considerazioni, aggiungeremo soltanto che non pensiamo possa essere casuale il mantenersi in Occidente, a dispetto delle circostanze più sfavorevoli, di un’iniziazione accessibile, come appunto quella muratoria, con propri riti e simboli validi, e con la trasmissione di un’influenza spirituale; del resto, tale influenza spirituale, ancorché sia per l’iniziato soltanto « virtuale » e latente, comporta pur sempre per lui definitivamente e intangibilmente l’intervento di una presenza che trascende la sua individualità.

GIOVANNI PONTE
(Continua)

Note

  1. Si tratta di una questione che dovrebbe naturalmente essere affrontata all’interno delle organizzazioni massoniche, e che non sta a noi di esaminare; ricordiamo d’altra parte che René Guénon, a proposito della questione di un « rinnovamento del rituale » massonico sollevata da Oswald Wirth, avvertiva che si tratta di un argomento « assai pericoloso » (bien dangereux), e si domandava:« forse che vi sarebbero molte probabilità che gli incaricati di questo compito siano capaci di discernere l’essenziale, che non può in nessun caso essere modificato, sotto pena di irregolarità od anche di nullità dal punto di vista della trasmissione iniziatica? » (recensione sulla rivista Symbolisme, pubblicata su Etudes Traditionnelles del luglio 1938; cfr. pag. 295 del vol. I di Etudes sur la Franc-Maçonnerie et le Compagnonnage, 1964). »torna«
  2. II testo di questo discorso è stato ripubblicato nell’appendice del volume di Jean Palou, La Franc-Maçonnerie (Payot, 1966). »torna«
  3. Senza dubbio, Ramsay sperava in un appoggio politico da parte delle autorità francesi. È noto che egli indirizzò la richiesta di « sostenere la Società dei Massoni nei grandi scopi che essa si prefigge » al Primo Ministro, Cardinale Fleury, e in margine alla richiesta fu poi annotato: « Il Re stesso se ne è burlato »! »torna«
  4. Ramsay era stato discepolo di Fénelon, fu precettore dei figli del duca di Bouillon, del principe di Turenna e dei figli di Carlo Edoardo Stuart. Egli si proponeva di attuare il proposito di « rendere l’ateo deista, il deista cristiano, il cristiano cattolico », ed ebbe l’appoggio di gesuiti influenti; ciò fu all’origine della favola, diffusa poi in particolare dagli occultisti, di una pretesa oscura direttiva gesuitica nella costituzione degli « alti gradi » massonici. »torna«
  5. L’elaborazione più duratura dei rituali dei 33 gradi, fu in Francia quella operata nel 1804 dal Conte di Grasse-Tilly, di ritorno dall’America, dove il primo «Supremo Consiglio» del 33° grado si era costituito a Charleston. »torna«
  6. In favore del re Giacomo II spodestato e rifugiatosi in Francia nel 1689. »torna«
  7. Cfr. anche René Guénon, Etudes sur la Franc-Maçonnerie et le Compagnonnage, vol. I, pag. 267. »torna«
  8. Cfr. ad esempio Serge Hutin, La Massoneria, pag. 75 dell’edizione italiana (Mondadori, i96r). Per quel che riguarda le prime notizie riperibili sulla Massoneria « scozzese », può essere interessante ricordare che già nel 1742 l’abate Pérau scriveva in una lettera: « … Non ignoro che corrono voci incerte tra i Massoni (il court un bruit vague parmi les Francs-Maçons), a proposito di un certo Ordine che chiamano « gli Scozzesi » (« les Ecossois »), superiore, secondo quanto si pretende, ai Massoni ordinari, e che hanno i loro segreti particolari… » (citato da Jean Palou, in La Franc-Maçonnerie, pag. 125). »torna«
  9. Citeremo qui l’interpretazione secondo cui i « Riti Scozzesi » massonici si ricollegherebbero in qualche modo a quelli dell’esoterismo che probabilmente esistette un tempo in seno all’antica Chiesa di rito celtico (esoterismo a cui fece allusione René Guénon: cfr. Aperçus sur l’Esotérisme Chrétien, pag. 86), e che sarebbe stato all’origine dello stile ogivale o gotico: per una documentazione a favore di tali ipotesi, cfr. Cahiers de la Grande Loge de France, giugno 1949, pag. 23. »torna«
  10. Cfr. René Guénon, La «parola perduta» e le parole sostituite, nel n. 8 della presente rivista, pag. 169. Ricordiamo che, nella stessa occasione, Guénon precisava di aver usato il termine « ricordi » (souvenirs), riferito agli elementi venuti a sovrapporsi alla Massoneria, per considerare il caso di un inserimento privo di una filiazione tradizionale diretta, né ci sembra che il termine « vestigia » (vestiges) sia molto meno restrittivo. D’altra parte, sempre nel medesimo articolo, si parlava anche di quegli altri elementi degli « alti gradi » che hanno un legame diretto con l’iniziazione muratoria; ma, a proposito della loro efficacia, René Guénon scriveva che « il meno che si possa dire è che essa, nella maggior parte dei casi, è deplorevolmente sminuita dall’aspetto frammentario e troppo spesso alterato in cui si presentano attualmente i rituali corrispondenti ». »torna«
  11. La « conservazione » di cui parlava Guénon nel brano citato ci fa pensare piuttosto a un fenomeno in certo modo analogo a quello degli elementi trasmessi da fonti tradizionali nel « folklore », anche se nel caso degli « alti gradi » massonici esiste, beninteso, una cornice rituale iniziatica. Né ci sentiremmo di sottoscrivere le affermazioni recenti di Denys Roman circa « l’ordine che regna nel caos apparente dei gradi massonici » (con riferimento agli « alti gradi ») e la « mirabile unità che si manifesta nella loro diversità » (cfr. Etudes Traditionnelles, luglio-ottobre 1968, pag. 237); e il brano citato nel seguito del testo ci pare utile per rettificare opportunamente certi entusiasmi, a cui non siamo sicuri che sia estranea la preoccupazione di essere soddisfatti di ciò che si possiede. »torna«
  12. Cosi, ad esempio, nel « Rito Scozzese Antico ed Accettato », la maggior parte dei gradi superiori al terzo non sono mai praticati e sono conferiti semplicemente «per comunicazione » (secondo la classificazione data da Jules Boucher ne La Symbolique maçonnique, gli « alti gradi » effettivamente conferiti mediante una «cerimonia di iniziazione» sono soltanto il 4°, il 12°, il 130, il 14°, il 18° e gli ultimi quattro). »torna«
  13. Cfr. René Guénon, Etudes sur la Franc-Maçonnerie et le Compagnonnage, vol. II, pag. 269. »torna«
  14. Per più ampie notizie al riguardo, cfr. gli articoli di René Guénon, Un nouveau livre sur l’Ordre des Elus Coens, A propos des «Rose-Croix Lyonnais», e L’enigme de Martinès de Pasqually, inclusi nel primo volume di Etudes sur la Franc-Maçonnerie et le Compagnonnage. »torna«
  15. Il nome di « martinismo » deriva da quello di Louis-Claude de Saint-Martin, che entrò nell’ordine degli Elus Coens, ma che poi lo abbandonò per assumere una posizione misticheggiante al di fuori di ogni pratica e ricollegamento iniziatico (su questo argomento, cfr. i numerosi riferimenti contenuti in Etudes sur la Franc-Maçonnerie et le Compagnonnage, vol. I, pagg. 105, 141-143, 270-271, e vol. II, pagg. 95, n o , 229-232). Ciò implica che anche i legami con Louis-Claude de Saint-Martin non possono essere che puramente « ideali », e di fatto ciò a cui attualmente si dà di solito il nome di « martinismo » non è nient’altro che un’organizzazione di massoni costituita da Philippe Encausse (più noto con lo pseudonimo di « Papus ») con tendenze « occultiste » che, in aggiunta ai riti massonici, si appoggia a cerimonie prive di qualsiasi vera validità tradizionale. Quanto poi a un preteso «martinesismo » ricollegato a Martinès de Pasqually, anch’esso non può che avere un significato puramente ideale e per nulla iniziatico, dato che non è possibile l’esistenza di un ricollegamento a un ordine come quello degli Elus Coens, da molto tempo estinto. »torna«
  16. Secondo il barone von Hund, nel secolo XIV, dopo la condanna dei Templari, il Gran Maestro provinciale dell’Alvernia Pierre d’Aumont sarebbe fuggito con due commendatori e cinque cavalieri. Essi si sarebbero nascosti sotto gli abiti di operai muratori e avrebbero poi ritrovato in Scozia altri membri dell’Ordine. La loro iniziazione si sarebbe conservata adottando simboli presi dall’arte della costruzione, in seno all’iniziazione artigianale muratoria (cfr. Serge Hutin, La Massoneria, pagg. 61-62 della traduzione italiana). »torna«
  17. Sull’importanza dell’Ordine dei Templari, che consentiva anche un legame profondo tra Oriente e Occidente, e sulla gravità della frattura provocata dalla sua sparizione, cfr. René Guénon, L’Esotérisme de Dante, cap. III ; Autorité spirituelle et pouvoir temporel, 2° ed., pag. 82; Aperçus sur l’Esotérisme chrétien, cap. III. »torna«
  18. Cfr. R. Guénon, Etudes sur la Franc-Maçonnerie et le Compagnonnage, vol. II, pag. 192: « È nel 1767 che questa scissione, “che un Potere occulto pareva aver suscitato”, e che apparve dapprima a Vienna, si produsse nel Regime della Stretta Osservanza. A partire da tale epoca, “pare che il barone di Hund… avesse perduto ciò che fino allora aveva costituito la sua forza, cioè la comunicazione con i Superiori Sconosciuti”. Quando si riunì il Convegno di Brunswick nel 1775, “il barone de Hundt, rappresentante del Gran Maestro Eques a Penna Rubra, non era altro che l’ombra di un’ombra”. Forse la disgrazia aveva colpito più in alto del capo della Stretta Osservanza, e aveva raggiunto quel Gran Maestro stesso, intermediario tra de Hundt ed i veri Superiori Incogniti» (le frasi citate nel brano suddetto sono tutte tratte da uno studio di Benjamin Fabre del 1913). Von Hund mori l’anno dopo il Convegno di Brunswick, nel 1776. »torna«
  19. Il personaggio in questione è quello citato nella nota precedente con l’epiteto latino di Eques a Penna Rubra, del quale non si conosce il nome. »torna«
  20. Cfr. R. Guénon, Etudes sur la Franc-Maçonnerie et le Compagnonnage, vol. II, pagg. 193 e segg., dove si possono trovare varie notizie sui personaggi citati. Ad esempio, a proposito di Gugomos, il principe di Carolath, in una lettera dell’epoca, afferma che egli si serviva di «certi caratteri» (della scrittura ebraica?) e di fumigazioni per evocare degli « spiriti », aggiungendo che egli aveva pure « una specie di fulmine al suo comando ». Sempre secondo il principe di Carolath, Gugomos avrebbe acquisito i suoi « poteri » in Italia, ma egli sarebbe stato tedesco. Non sappiamo in base a quale fonte Hutin, nel suo libro già citato, affermi invece che Gugomos era « senza dubbio un ebreo dell’Africa del nord »; secondo quanto indicato da René Guénon nel brano suddetto, d’altra parte, il barone von Wachter, accusatore di Gugomos al Convegno del 1775, era discepolo di un ebreo africano che si recava spesso in Italia e in Francia. »torna«
  21. Cfr. sopra. Ecco la traduzione di tale questionario inviato nel settembre 1780 da Ferdinando di Brunswick a tutte le logge della sua « Obbedienza », per « portare l’ordine e la saggezza nell’anarchia massonica »:
    « 1° L’Ordine ha forse per origine una società antica, e qual è questa società?
    2° Vi sono realmente dei Superiori Sconosciuti e chi sono?
    3° Qual è il fine vero dell’Ordine?
    4° Questo fine è la restaurazione dell’Ordine dei Templari?
    5° In qual modo il cerimoniale e i riti devono essere organizzati per essere i più perfetti possibili?
    6° L’Ordine deve occuparsi di scienze segrete? ». »torna«
  22. Cfr. l’articolo di « Ostabat », Le Rite Ecossais Rectifié et les Origines Templières de la Tranc-Magonnerie, in Le Symbolisme, luglio-settembre 1967, pagg. 382-408, che tra l’altro corregge varie imprecisioni contenute ad es. in scritti di Denys Roman, Jean Palou, Mellor, Naudon, A. G. Mackey, dimostrando quanto sia difficile, anche soltanto sul piano dei fatti accertabili, riferire esattamente come si svolsero i complessi avvenimenti a cui abbiamo inteso riportarci brevemente a titolo puramente indicativo. »torna«
  23. Cfr. Rev. Keith Dear, Le Convent de Wilbelmsbad et son echec, in Le Symbolisme, novembre-dicembre 1958, pag. 115. »torna«
  24. II « Rito Scozzese Rettificato », derivazione del « Regime della Stretta Osservanza », fu costituito con il convegno di Lione (detto « Convent des Gaules ») del 1778, nel quale Willermoz ebbe una parte assai importante. Il « Rito Scozzese Rettificato » comportava l’istituzione del grado dei « Cavalieri Benefici della Città Santa », « che con le loro parole e i loro esempi danno risalto alla santa religione di Cristo… che predicano, non essi, ma il Signore… ». Purtroppo, la realizzazione adombrata in questa espressione appare nei fatti, nel caso di Willermoz e dei suoi amici, ben lungi dall’essersi compiuta, mostrando anzi quanto sia pericoloso e gravemente « controproducente » appoggiarsi a pretese non ben fondate! »torna«
  25. Marie-Louise de Vallière, canonichessa di Remiremont, era sorella del commendatore dell’Ordine di Malta de Monspey, il quale la presentò a Willermoz. Nei suoi quaderni scritti mediante « scrittura automatica » venivano rivolte addirittura delle ingiunzioni alla Loggia di cui Willermoz faceva parte, fino ad imporre alterazioni rituali, con la sostituzione di una « parola sacra », sostituizione non riconosciuta del resto in Germania, ma rimasta valida fino ad oggi nel Rito Scozzese Rettificato quale è praticato in Francia. Per fortuna, la soggezione di Willermoz alle « comunicazioni » di Marie-Louise de Vallière non fu di lunga durata, anche per l’eccesso delle pretese dell’« Agente sconosciuto » che voleva operare « la riforma di tutte le società massoniche e di tutte le religioni umane ». Su Willermoz si possono consultare le opere Les Sommeils di Dermenghem e Un mystique lyonnais di Alice Joly. Cfr. anche il già citato articolo di Keith Dear. »torna«
  26. Le vicissitudini di Cagliostro storicamente note non si possono spiegare considerandolo semplicemente un impostore. È difficile comprendere, ad esempio, le ragioni che lo spinsero a recarsi a Roma nel 1789, avanzando presso le autorità pontificie delle proposte e persistendo poi sempre in pretese tali che (come egli non poteva ignorare a partire dal processo del 1790-91) comportavano un’atroce condanna. Cagliostro aveva dato vita ad una Massoneria del tutto irregolare, nella quale aveva inserito elementi dall’apparenza ardentemente cristiana insieme con pratiche evocatorie e di genere magico o cerimoniale; secondo alcuni, una chiave per intenderne le vicende si troverebbe in rapporti da lui avuti, subito prima di iniziare le sue peregrinazioni, con alti dignitari dell’Ordine di Malta (i Grandi Maestri Manoel Pinto e Emmanuel de Rohan), ma possiamo citare questa tesi soltanto come un’ipotesi, del resto suscettibile di interpretazioni diverse (su Cagliostro si possono consultare i recenti scritti di Denys Roman, Cagliostro di F. Ribadeau- Dumas, in Etudes Traditionnelles, gennaio-febbraio 1968). »torna«
  27. Vedi René Guénon, Il Regno della Quantità e i Segni dei Tempi, cap. XVIII: «Mitologia scientifica e volgarizzazione». Nel medesimo capitolo, si accenna a questo proposito ad uno stato di cose che « ha avuto inizio quando lo studio e la manipolazione di certe influenze psichiche sono caduti, se cosi ci si può esprimere, nel dominio profano, cosa che in certo qual modo sta ad indicare l’inizio della fase più propriamente “dissolvente” della deviazione moderna »: « ciò può essere fatto risalire al XVIII secolo, per cui si trova ad essere esattamente contemporaneo dello stesso materialismo, il che dimostra come queste due cose, contrarie solo in apparenza, dovevano andare di pari passo ». »torna«
  28. Cfr. Denys Roman, Cagliostro et la Franc-Maçonnerie. »torna«
  29. Cfr. Pietro Nutrizio, Operatività e Speculatività, nel n. 16 di questa rivista, pagg. 135-140. [Ripubblicato nel n. 102]. »torna«
  30. A quanto si può capire, i riferimenti di Ragon all’ermetismo hanno la loro fonte soprattutto in Dom Pernety, che aveva fondato nel Settecento l’Ordine degli «Illuminati di Avignone». »torna«
  31. Cfr. Ragon, Massoneria Occulta ed iniziazione ermetica, traduzione di Gino Testi, ed. Atanor, 1948, pag. 160. »torna«
  32. Opera citata, pag. 51. »torna«
  33. Idem, pag. 57. »torna«
  34. Idem, pag. 89; e il Ragon commenta: « Questi fatti strani sembrano soprannaturali (!); denominazione data impropriamente a ciò che non si comprende, perché nulla può essere soprannaturale vale a dire al disopra della natura ». »torna«
  35. Idem, pag. 72. »torna«
  36. Idem, pag. 156. »torna«
  37. Idem, pag. 153. »torna«
  38. L’opera citata ha avuto numerose edizioni in varie lingue, tra cui notevole quella del 1926 curata da un autore ben noto negli ambienti massonici come Oswald Wirth, il quale ebbe la condiscendenza di dedicare ad essa un’introduzione e un commento. Tra le edizioni relativamente recenti, ricordiamo quella francese curata da Volguine nel 1947, e quella italiana del 1948 con introduzione e note di Gino Testi. Quest’ultimo, in mezzo ai suoi commenti di un genere abbastanza scopertamente « teosofista », ha avuto il coraggio di avvertire gravemente: « Mediti bene il lettore (perché questo è un libro che deve essere molto riletto e meditato) e ricordi che una sola giornata di scuola non è sufficiente per diventare Maestro! » (pag. 75 dell’edizione italiana). »torna«
  39. L’uso di interpretazioni pseudoscientifiche grossolane applicate ad elementi tradizionali doveva del resto incontrare poi un successo di proporzioni molto più vaste, sostenuto da mezzi molto più ingenti, come ai nostri giorni nel caso di Louis Pauwels e delle edizioni di Planète. »torna«
  40. Ad esempio, un « maestro » dell’occultismo, Philippe Encausse (« Papus »), ha dedicato una sua opera a « Ciò che un Maestro Massone deve sapere » (Ce que doit savoir un Maitre Maçon). »torna«
  41. Beninteso, ci riferiamo qui alle tendenze e alle correnti di cui si tratta, e non alle persone; nelle quali è ben possibile che si combini in vario modo una ricettività a quelle correnti e una certa comprensione di qualche elemento dell’iniziazione a cui sono ricollegate: né la contraddittorietà implicita in questo stato di cose dovrebbe sorprendere, dato che è per cosi dire normale, specie nelle condizioni attuali, che l’anima di chi non ha realizzato l’« integrazione » delle proprie possibilità umane sia « divisa contro se stessa ». »torna«
  42. Osserviamo di sfuggita che tali interferenze, le quali possono rivestire aspetti assai disparati, sono favorite tra i massoni dall’abuso su vasta scala del pretesto della « tolleranza »; cosi come ogni tentativo di chiarire la natura di quelle interferenze rischia di essere ostacolato dalla sistematica accusa di « intolleranza » e di « fanatismo ». Vi sarebbe molto da dire sull’equivoco insito in tutto ciò, anche per chiarire come la « tolleranza » (che del resto, di per sé, non è affatto un’espressione che faccia parte della tradizione muratoria) dovrebbe e potrebbe essere intesa, in modo ben diverso, per avere un significato legittimo. Osserviamo poi ancora che non di rado l’accusa di « intolleranza » e « fanatismo » è associata alla qualifica di «guenonismo», con un intento di denigrazione che in fondo tende ad opporsi, più che all’opera di un autore, alle dottrine tradizionali da lui esposte al di fuori di ogni dogmatismo e di ogni limitazione formale: ancora una volta si vede dunque come la chiusura nella propria mentalità possa far apparire come « pietra d’inciampo » ciò che in realtà si riferisce alla « chiave di volta », e come, con certi giudizi semplicistici, certuni, senza avvedersene, riescano a dimostrare soprattutto la ristrettezza del proprio orizzonte intellettuale. »torna«
  43. Per una conoscenza approfondita di che cosa sia la «Società Teosofica» si può considerare fondamentale la documentatissima opera di René Guénon, "Le Theosophisme, histoire d’une pseudo-religion", di cui è uscita un’edizione accresciuta nel 1965, presso le Editions Traditionnelles di Parigi. »torna«
  44. Annie Besant fu alla testa della « Società Teosofica » dopo Helena Pavlovna Blavatsky, prendendone la direzione tra forti contrasti a partire dal 1894-1895. Ella pretendeva di essere la « reincarnazione » di importanti personaggi tra cui Ercole e Giordano Bruno. Prendendola sul serio, si dovrebbe dunque considerare che essa è presente in effigie in molte Logge massoniche dove, come simbolo della Forza, si trova appunto la statua di Ercole. »torna«
  45. Cfr. Borderland, ottobre 1897, pag. 401: «Quel che dobbiamo fare adesso, è intraprendere un periodo costruttivo, durante il quale la Società Teosofica si sforzerà di diventare il centro della Religione del mondo, Religione di cui il Buddismo, il Cristianesimo, l’Islamismo e tutte le altre sètte sono le parti integranti… noi soli (!) rappresentiamo la Chiesa Universale eclettica e realmente cattolica… » (citato in Le Theosophisme, histoire d’une pseudo-religion, pag. 252). »torna«
  46. La signora Blavatsky partecipò nel 1875 alla fondazione della « Società Teosofica », di cui fu alla testa fino alla sua morte, avvenuta nel 1891. Fu senza dubbio una personalità eccezionale per l’ampiezza delle sue frodi, ma fu soprattutto il supporto d’elezione di influenze capaci di sviluppare un potere di suggestione assai vasto. »torna«
  47. Saremmo tentati di dire che essa non era nuova ad assumere funzioni « maschili », dato che aveva preso parte, travestita da « garibaldino », alla battaglia di Mentana, nella quale fu ferita gravemente. Forse sarebbe interessante, a questo proposito, cercare di chiarire quale genere di influenze intervennero, in una certa epoca, attorno a Garibaldi e ad altri personaggi del risorgimento più o meno legati alla Massoneria (la signora Blavatsky era anche entrata a far parte dell’organizzazione mazziniana della « Giovine Europa »). »torna«
  48. La « Co-Massoneria » britannica è una derivazione dell’« Obbedienza » massonica irregolare francese del « Droit Humain », formatasi senza alcuna pretesa esoterica e con un programma prettamente « profano »: per maggiori particolari al riguardo, cfr. l’articolo di Silvio Grasso, La donna d’oggi di fronte al problema di una partecipazione tradizionale, nel n. 7 della presente rivista (aprile-giugno 1963), nonché il capitolo XXV di Le Theosophisme, histoire d’une pseudo-religion. »torna«
  49. Com’è noto, la « Società Teosofica » pretese di indicare nell’indiano Krishnamurti, allora fanciullo, il nuovo Messia ed Istruttore del mondo, che venne affidato appunto al teosofista Leadbeater. Il padre di Krishnamurti, benché teosofista egli stesso, chiese la restituzione del ragazzo quando fu informato delle concezioni favorevoli all’omosessualità di Leadbeater, il quale si difese promettendo di non esprimere e di non mettere in pratica le sue opinioni sessuali con il ragazzo; egli perse il processo intentato per togliergli la tutela a Madras, ma vinse poi il processo d’appello svoltosi a Londra (cfr. la documentazione contenuta in Le Theosophisme, histoire d’une pseudo-religion, pagg. 209 e seguenti). Krishnamurti sconfessò in seguito il movimento che era stato organizzato intorno a lui, sciogliendo il cosiddetto « Ordine della Stella d’Oriente » che avrebbe dovuto preparare l’accoglimento del preteso Messia. »torna«
  50. Come si vede, l’esempio settecentesco di Marie Louise de Vallière doveva preludere in seguito a parecchie manifestazioni analoghe; e ci si potrebbe chiedere quale grado di somiglianza o di parentela ci sia, in fin dei conti, tra l’« Agente Sconosciuto » di Willermoz, i « Mahatma » teosofisti e un certo « Tibetano » (già menzionato nel n. 16 di questa rivista, pag. 173), ai quali certi massoni « esoterici » non seppero e non sanno essere insensibili, con tutte le conseguenze che ne derivano, anzitutto, ahimè, per loro stessi. »torna«
  51. L’« antroposofia » fu fondata dall’austriaco Rudolf Steiner, che dirigeva precedentemente una sezione della « Società Teosofica ». Su di essa, cfr. il capitolo XXII di Le Théosophisme, histoire d’une pseudo-religion\ cfr. pure l’articolo Una parodia dell’iniziazione: l’antroposofia presentata da un orientalista, nel n. 2 di questa rivista. »torna«
  52. Di questi, l’« A.M.O.R.C. » con sede centrale in California è probabilmente il più largamente organizzato. Delle organizzazioni pseudo-rosacrociane già parlammo nel n. 23 di questa rivista (cfr. pag. 85, nota 19). Vi sarebbe molto da dire anche sulla Societas Rosicruciana in Anglia, connessa a un ordine dell’« Alba dorata» (Golden Dawn), che ebbe un’influenza determinante sulla « Società Teosofica », e con cui ebbe rapporti un sinistro personaggio come Aleister Crawley. Su questo argomento, vedi il capitolo III di "Le Théosophisme, histoire d’une pseudo-religion". »torna«
  53. Diciamo « oggi » d’avanguardia, ed è chiaro che, vista la ben poca solidità delle scienze attuali rilevabile dalla loro sempre più rapida « evoluzione », appariranno domani antiquate, e ci si sentirà di sorridere di esse come si sorride oggi delle «scienze d’avanguardia» di ieri: dovrebbe dunque pur essere abbastanza facile rendersi conto che tutto ciò non ha nessun rapporto con l’acquisizione di una reale conoscenza iniziatica… »torna«
  54. Si tratta della nuova « scienza » che studia i « dischi volanti ». È assai significativo osservare come facilmente la questione dei dischi volanti e la credenza nell’intervento di esseri di altri pianeti (definiti correntemente « ultraterreni ») si associa a fenomeni di « rivelazioni » medianiche; e sappiamo che qualcuno assai attivo anche in campo massonico ha provato un grande interesse a questo genere di « rivelazioni », il cui livello è addirittura puerile. »torna«
  55. Questi contrasti, nonostante l’affermato principio della fratellanza, non sono certo sorprendenti, dato che entrano in gioco elementi che, essendo estranei alla vera spiritualità, sono caratterizzati alla radice dalla divisione e dal disordine. Bisogna poi tener conto della concorrenza che facilmente si stabilisce tra diverse correnti quando tendono ad interferire in uno stesso ambiente, come nella fattispecie quello massonico, contendendosi cariche e posizioni predominanti per esercitare la loro influenza. »torna«
  56. Cfr. René Guénon, Il Regno della Quantità e i Segni dei Tempi, particolarmente dal capitolo XXIV al capitolo XL. »torna«
  57. Nel n. 26-27 della presente rivista. »torna«
  58. Cfr. Etudes sur la Franc-Maçonnerie et le Compagnonnage, vol. IX, pag. 241. Abbiamo tradotto con « degenerazione » il termine francese usato da Guénon «dégénérescence », il che implica, a dire il vero, una sfumatura un poco diversa nel significato. »torna«

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