‘ABD AL QÂDIR AL JILÂNÎ
Un grande Maestro dell’esoterismo islamico
Capitolo VI

Autore: Mehmmed Ali Aynî

Il testo riprodotto in questa pagina è un estratto dell'articolo pubblicato nel numero 118 della Rivista di Studi Tradizionali.

Il testo integrale, completo delle note, è disponibile con l'acquisto del numero corrispondente della rivista.

... Secondo il racconto di KALAID, in un'altra circostanza, il Califfo MUSTENJID aveva avuto il pensiero di rendere visita al nostro saggio e di offrirgli dieci borse d'oro. Ne scelse allora due, fra le più riccamente ornate, le pressò con le mani sotto gli occhi del Califfo e del sangue sprizzò da quelle due sacche d'oro. Rivolgendosi al Califfo gli disse: «Tu mi porti in regalo del sangue umano, che tu hai raccolto, non è vero? E tu vorresti vedermi accettarlo?...» , e il Califfo perdette i sensi.

Un giorno un uomo, il cui aspetto rivelava una miseria ch'egli si sforzava visibilmente di dissimulare, si presentò ad 'ABD-AL-QÂDIR, con il pretesto di metterlo a parte di una questione che lo riguardava. Gli raccontò allora, che aveva voluto attraversare il Tigri, ma che non avendo denaro, il battelliere lo aveva respinto sulla riva, rifiutandogli il passaggio; si riprometteva tuttavia di sdebitarsi al suo ritorno, ma il battelliere non gli aveva voluto credere e lo aveva anche maltrattato. Raccontando tutti quei dettagli, l'uomo versava abbondanti lacrime, e, molto sensibile, 'ABD-AL-QÂDIR faceva come lui, tanto era commosso.
Improvvisamente la porta si aprì. Era un messaggero che portava una borsa di 30 dinar, che era inviata in offerta al nostro Shaykh. Inutile aggiungere che la borsa passò subito nelle mani del pover'uomo. Gli raccomandò di andare a trovare l'impietoso battelliere, di dirgli come la Provvidenza lo aveva provvisto di quel denaro, e di consigliargli da parte sua, per l'avvenire, di non rifiutare mai più a un povero il servizio che gli aveva chiesto, se non volesse che Allah fosse ugualmente sordo alle sue preghiere...

La forza fisica di 'ABD-AL-QÂDIR era comparabile come potenza alle forze morali e intellettuali che destano la nostra ammirazione. Fu padre di 49 figli, di cui 27 maschi e 22 femmine. Aveva 85 anni quando nacque suo figlio YAHYA; la madre era una schiava abissina. In tutta la sua lunga carriera, non fu mai seriamente ammalato, e molto raramente indisposto. Le strane crisi di cui abbiamo parlato, che si verificarono nella sua giovinezza, furono piuttosto l'effetto di un tormento dell'anima, che di natura patologica, salvo tuttavia quando soccombeva alla miseria e all'inedia. Si può anche dire che, per aver saputo superare simili prove, ed averne trionfato, la sua salute doveva essere di ben temprato metallo...

ABU AL FATH AL-HARAWI, che rimase per 40 anni al servizio di 'ABD-AL-QÂDIR, ci riporta che il suo Maestro viveva, per così dire, senza dormire. Faceva la sua salât dell'alba senza rifare l'abluzione della sera. Vale a dire che, durante quelle lunghe ore, né il sonno che appesantisce la mente, né alcuna impurità fisiologica l'avevano obbligato a rinnovare le abluzioni rituali perché potesse avvicinarsi ad Allah con la preghiera canonica.
Per non essere tentato di cedere al sonno, egli rimaneva in piedi, su di un solo piede, e per conservare l'equilibrio in quella faticosa posizione, si teneva aggrappato ad un anello fissato al muro...

Il Favore (Tawfîq) e il Soccorso divino lo sostenevano e lo fortificavano; la scienza lo illuminava; la vicinanza del Divino affinava la sua natura. Gli esempi del passato erano il suo tesoro; la conoscenza, il suo retaggio; l'ispirazione, il suo consigliere; la riflessione, il suo ministro; la cordialità, la sua compagna favorita; la dirittura, il suo stendardo; l'allegria, il suo ambiente; la scoperta, il suo capitale attivo; la dolcezza, la sua arte; il Dhikr, il suo visir (Primo Ministro); il pensiero, il suo compagno; la visione, il suo nutrimento; la contemplazione, la sua guarigione. Le virtù canoniche lo ornavano esteriormente; i meriti della verità colmavano interamente il suo cuore .

ABU AL-KASSIM ce lo descrive così: «È generoso; ogni sera tiene tavola aperta, mangia con quelli che vengono a visitarlo, si siede con i poveri, visita i malati e li consola; chiede notizie dei suoi discepoli assenti; fedele alle sue amicizie, perdona le mancanze o gli errori; mantiene il suo affetto anche a quelli che si mostrano suoi avversari, o che non lo comprendono. Con grande delicatezza, dissimula loro di aver penetrato i loro sentimenti ostili, e attende pazientemente che i suoi detrattori arrivino, con il tempo, a rendergli giustizia. Io non ho mai visto, in altri che in lui, la modestia spinta a un tale grado»....

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